L’accordo sul«Patto per la salute » proprio in questi giorni deve essere tradotto in uno degli emendamenti alla manovra 2010 che saranno presentati alla Camera dal governo. Da un punto di vista finanziario, non dovrebbero esserci sorprese: 6,3 miliardi in più nel triennio, con l’aggiunta di 5,7 miliardi per investimenti pluriennali, anche impiegando i Fas, che secondo l’intesa dovranno essere utilizzati anche per i piani di rientro delle regioni in disavanzo.
Una boccata d’ossigeno per le regioni con i conti in rosso, accompagnata da misure nuove di zecca sui commissariamenti (commissari potranno essere solo i governatori), ma anche sui percorsi dei piani di rientro. Accordi su cui i governatori vigilano attentamente nella fase della "riproduzione" normativa dell’intesa con Palazzo Chigi. Alla quale però dovrebbero aggiungersi nuovi interventi per il settore farmaceutico: nel mirino ci sarebbero la proroga del pay back a carico delle imprese (nel 2010 il tetto sulla farmaceutica territoriale scenderà dal 13,6 al 13,3% dell’intero finanziamento annuo al Ssn) in caso di sforamento di spesa, un ritocco ai margini della distribuzione, gli extrasconti sui farmaci generici in forme e modalità ancora tutte da decidere, la spesa farmaceutica ospedaliera.
Se i grandi giochi sulla Finanziaria restano aperti in attesa della formalizzazione degli emendamenti dell’Economia, la sanità è in ogni caso per i governatori campo aperto di confronto- scontro continuo sia col Governo che col Parlamento. Non solo dalla Finanziaria del resto le Regioni aspettano nuove risorse. I governatori sono pronti a battere cassa anche su una lunga lista di somme arretrate che l’Economia sta congelando: si tratta di 3,586 miliardi frutto di intese sottoscritte tra settembre 2008 e marzo 2009, dagli "obiettivi di piano" agli aumenti contrattuali del personale già da settembre versati in busta paga.
Legati a filo doppio ci sono poi i capitoli dei medici e della governance sanitaria. In attesa che decolli la trattativa per il rinnovo contrattuale (ieri c’è stato un incontro interlocutorio all’Aran), a tenere banco è la questione della "rottamazione" dei camici bianchi (risoluzione automatica del rapporto di lavoro con 40 anni di contributi), su cui uno schema d’intesa tra Governo e sindacati prevede ampie deroghe per tutti i medici (e non solo per i primari). Ma le regioni non ci stanno e chiedono un «tavolo» immediato. Anche perché la rottamazione viene poi cancellata del tutto col Ddl sulla governance all’esame della Camera. Ma il Ddl fa anche di più: allunga a 70 anni l’età pensionabile dei medici, liberalizza la libera professione e la concede anche agli infermieri, detta regole organizzative che per i governatori ledono gravemente le competenze regionali. Per questo il diktat al Parlamento è perentor