THE 10% OF DRUGS IS COUNTERFEIT

Contraffazione. Un business che ogni anno ruba 100mila posti di lavoro nella Ue

Un business mondiale di quelli coi fiocchi e pure i controfiocchi. Tanto che il direttore dell’Istituto per la ricerca sul crimine e la Giustizia delle Nazioni Unite (Unicri), Sandro Calvani, lo definisce tutto quanto in un paio di frasi chiare ed efficaci: «La contraffazione rappresenta una vera e propria miniera d’oro per le organizzazioni criminali», che «si alleano sempre più e sfruttano le stesse rotte utilizzate per la tratta degli esseri umani, il traffico di armi e quello della droga». Centinaia di miliardi. I numeri? Li racconta l’ultimo Rapporto proprio dell’Unicri e tenetevi forte: «L’equivalente di più di 200 miliardi di dollari del commercio internazionale sarebbe costituito da prodotti contraffatti o pirata» (circa il 5/7 per cento del totale del mercato legale). Continuate a tenervi, perché la cifretta in questione nemmeno è comprensiva di beni contraffatti o pirata prodotti e consumati all’interno di ciascun Paese, né del «significativo volume» di prodotti digitali piratati che vengono commercializzati attraverso internet. Sarebbe a dire che, riuscendo invece a mettere insieme tutte queste "voci", le centinaia di miliardi di dollari diventerebbero svariate. Meno 100mila posti di lavoro all’anno. Diamo un’occhiata anche all’altra faccia della medaglia. L’Unicri ha calcolato anche le perdite sostenute dai Paesi dell’Ue «in termini di mancate entrate erariali» a causa della contraffazione: più o meno 7,581 milioni di euro nel settore dell’abbigliamento e delle calzature, 3,731 milioni in quello dei giocattoli e dell’abbigliamento sportivo, 3,017 milioni nel settore della profumeria e della cosmesi, 1,554 milioni nel settore farmaceutico e via dicendo. La contraffazione causa poi anche di peggio: come i «100mila posti di lavoro che si stima vengano persi ogni anno solo nell’Unione Europea». Negli ultimi sei anni, poi, c’è stata un’assoluta esplosione dei sequestri nei Paesi Ue, passati «dai quasi 68 milioni di prodotti confiscati nel 2000 ai più di 128 milioni nel 2006». Impunità e mano libera. Per fare una prima sintesi si possono usare sempre le parole del direttore Calvani: «La contraffazione rappresenta un’attività criminale estremamente pericolosa che ha goduto di una sorta di impunità, grazie anche al fatto che è stata considerata un crimine senza vittime», il che però «non corrisponde alla realtà». La contraffazione «implica, infatti, serie conseguenze per l’intera società. Gli imprenditori perdono occasioni di guadagno, ricompense per la loro creatività e per gli investimenti destinati a migliorare i loro prodotti. A causa della contraffazione ogni anno vanno persi migliaia di posti di lavoro e gli Stati subiscono danni economici in termini di entrate fiscali». Rischio morti e malattie. Illegalità a parte, il mercato dei tarocchi è pericolosissimo per altri aspetti più inquietanti: «Nel 2004 in Cina – ricorda l’Unicri – il latte in polvere contraffatto causò la morte di almeno tredici bambini. Nel 2005 il raki contraffatto (tipica bevanda alcolica turca, ndr ) provocò la morte di ventitré persone e l’ospedalizzazione di altre dodici. Nel 2006 a Panama, l’uso di glicoldietilene, sostanza tossica utilizzata nella contraffazione di sciroppo per la tosse, pastiglie antistaminiche, lozioni alla colamine e lozioni cutanee, uccise più di cento persone. Nello stesso anno, in Cina, medicinali contraffatti contenenti la medesima sostanza causarono la morte di undici persone». Il 10% dei farmaci è contraffatto. Fra l’altro, l’Organizzazione mondiale della

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