Verona. Una doccia fredda per Verona, ma forse non proprio una sorpresa visto ciò che sta accadendo nel settore farmaceutico con i maggiori gruppi che in queste settimane stanno comunicando migliaia di tagli. Il problema però è che questa volta l’annuncio arriva da Glaxo, presenza storica (da 75 anni) nel Veronese, dove ha sempre avuto uno dei centri di ricerca d’eccellenza a livello nazionale. Ed a finire sotto la scure è proprio questa struttura che conta 550 addetti (a Verona i dipendenti Glaxo in totale sono 1.200). Rimane quindi la parte produttiva.
[FIRMA]RISTRUTTURAZIONE. «L’accelerazione del programma di ristrutturazione mondiale annunciato da Gsk- ha dichiarato Luc Debruyne, presidente ed amministratore delegato del gruppo in Italia- prevede purtroppo un forte impatto per il centro ricerche di Verona ma non mette in discussione i legami dell’azienda con l’Italia e la volontà di mantenere e consolidare la propria presenza nel Paese». Come dire che Verona resta strategica per il futuro del gruppo. Parole, queste, pronunciate anche durante una fitta serie di riunioni con i lavoratori, in un pomeriggio concitato, che però non smorzano certo l’impatto della notizia. «L’annuncio della chiusura- dice Francesco Crespi, della Rsu di Glaxo Smithkline- è stato dato a Verona dalla stessa multinazionale farmaceutica». Lo smantellamento del centro ricerche rientra in un piano di tagli di circa 4.000 posti di lavoro in tutto il mondo, metà dei quali nel settore ricerca e sviluppo.
LAVORATORI E RICERCATORI. «È una notizia scioccante- dice Francesco Crespi della Rsu di Glaxo- che ci è stata comunicata all’improvviso, il Centro ricerche era il fiore all’occhiello non solo per Verona, unica realtà italiana nella ricerca farmaceutica». In giornata intanto giungono in azienda notizie di un intervento del sindaco di Verona, della Provincia e della Regione che sollecitano incontri con i vertici Glaxo ed invitano alla mediazione. E il fatto che l’azienda abbia garantito il mantenimento dell’occupazione fino alla fine dell’anno lascia spazio alla speranza che la mediazione possa sortire qualche effetto.
«Glaxo- dice ancora Crespi- ha motivato questa chiusura con il mancato raggiungimento degli obiettivi negli utili, che in un anno di crisi come il 2009 hanno toccato l’11% rispetto al previsto 14%». «Per una differenza così piccola- conclude Crespi- si lasciano a casa 550 persone, tutte laureate ed espressione dell’eccellenza, alle quali vanno aggiunti un centinaio di lavoratori nella produzione».
Dal canto suo Emiliangelo Ratti, amministratore delegato per la ricerca di Gsk Italia e responsabile mondiale per le neuroscienze cerca di trovare spunti positivi pur in un momento così difficile: «Le decisioni prese oggi non sono state certamente facili ma sono comunque stati riconosciuti gli importanti traguardi raggiunti». «Gli investimenti passati- conclude Ratti- si sono infatti concretizzati in numerosi progetti che sono attualmente in fase di sperimentazione avanzata e che si spera possano portare ad una nuova generazione di trattamenti per malattie importanti come ansia, depressione e dolore». Oggi i lavoratori di GlaxoSmithkline si riuniranno in assemblea e intanto puntano a sensibilizzare le istituzioni.
I CONTI E IL PIANO. Ieri la multinazionale ha approvato i conti 2009 (+3% i