Silvio Garattini
Oggi i generici scontano rispetto ai farmaci branded uno svantaggio competitivo che deriva dalla notorietà del marchio. Per ristabilire l’equilibrio, basterebbe imporre per legge che alla scadenza brevettuale di una molecola tutte le specialità basate su tale sostanza abbandonino il nome commerciale e adottino la Dci generica, ossia principio attivo più azienda produttrice. La proposta è di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche Mario Negri, ed è stata lanciata nel corso del convegno organizzato ieri a Milano da Assogenerici, Teva e Ratiopharm per celebrare i dieci anni dall’ingresso ufficiale degli "off patent" nel Ssn.
«I senza brevetto» ha ricordato il presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti «hanno fatto sentire progressivamente i loro effetti sulla spesa pubblica, ma questi effetti potrebbero essere ancora maggiori se il consumo di tali farmaci fosse in linea con le medie di altri paesi europei. La verità, invece, è che al legislatore interessa soltanto che il generico faccia da lepre per abbassare i prezzi, nient’altro. Manca così ogni tipo di informazione, nei confronti dei consumatori e dei prescrittori, e questo è il motivo per cui ancora oggi il 60% dei medici di famiglia avanza dubbi di efficacia su questo tipo di farmaci».
Di qui le considerazioni di Silvio Garattini: «Va fatto capire ai medici che quando una molecola diventa genericabile non vuol dire che la sua storia sia finita. Servono interventi per equilibrare la competizione tra branded e generici, togliendo ai primi il vantaggio del marchio oppure imponendo ai medici di prescrivere soltanto il nome del principio attivo» A ricordare il contributo degli off-patent alla spesa pubblica ha pensato Michele Uda, responsabile del centro studi di Assogenerici e co-autore (assieme a Massimo Cherubini e Francesca Giani) del libro "Farmaco generico, un cammino lungo dieci anni", presentato nel corso del convegno. «Negli ultimi tre anni soltanto» ha spiegato «i generici hanno fatto risparmiare al Ssn circa 900 milioni di euro. Assistiamo nel complesso a un consolidamento dell’utilizzo degli equivalenti, ma l’Italia rimane ancora il fanalino di coda rispetto ai principali paesi europei e di conseguenza la stabilità dei suoi conti continua a essere a rischio. Non dimentichiamo infatti l’allarme dell’Oms: nel 2015 i costi delle terapie innovative avranno raggiunto un livello tale che i risparmi garantiti dalla genericazione non basteranno più a compensare l’aumento della spesa».
DoctorNews – 14 dicembre 2010