Fedaiisf Torino responds to the WTO. "We ask for a comparison for the recovery of ISF activities as happens in many regions"

sono passate due settimane dall’invio della precedente lettera, che aveva il solo scopo di presentarci, e ci ritroviamo ad interpellarvi per avere alcuni chiarimenti.

Negli scorsi giorni è stato pubblicato sul vostro sito il documento “La CURA AL CITTADINO riparte in sicurezza. Prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di assistenza” in cui ai punti 2.1 e 2.4.1 si fa chiaramente riferimento alla nostra categoria. Ciò che troviamo scritto ci lascia alquanto perplessi ed è alquanto differente da ciò che ci aspettavamo come categoria.

Riporto il paragrafo a noi dedicato:

Per quanto riguarda la gestione di informatori scientifici del farmaco e/o fornitori, si invita fortemente a limitare l’accesso in studio di tali figure professionali. In particolare per gli informatori scientifici del farmaco è preferibile l’utilizzo di altri canali per l’interfacciamento, come indicato dalle Linee Guida per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive della Conferenza delle Regioni e Province Autonome.”

Mi permetto di far notare che le linee guida della Conferenza delle Regioni e Province Autonome danno un indirizzo differente: pur privilegiando l’attività da remoto, l’accesso degli ISF agli ambulatori sarebbe potuto avvenire “previo appuntamento preventivamente concordato” alle condizioni che le stesse linee guida indicano e che riporto per chiarezza:

SCIENTIFIC REPRESENTATIVES OF THE DRUG

A supporto di ciò, alcune società scientifiche a livello nazionale danno prova di profonda apertura nei nostri confronti, vedasi ad esempio la nota stampa della Fimmg dello scorso 4 Giugno. Allo stesso modo alcune regioni, vedasi Veneto ed Emilia Romagna con un quadro epidemiologico sovrapponibile a quello piemontese, aprono alla nostra categoria.

A fine febbraio siamo stati i primi a chiedere alle nostre aziende di riconoscere la criticità della sfida che eravate chiamati ad affrontare e quindi di lasciarvi liberi di concentrarvi solo sulla gestione dell’emergenza. Ora invece vi chiediamo un confronto, anche telematico, in cui si possa discutere della possibilità di prendere a modello quanto i vostri colleghi di territori, epidemiologicamente simili, stiano deliberando.

L’attività da remoto proposta dalle linee guida sarebbe un’ottima idea se trovasse riscontro nella realtà: spesso i medici non sono preparati tecnologicamente a questo tipo di incontri oppure rifiutano tale mezzo ritenendolo troppo impersonale. Ciò spesso porta all’annullamento forzato di rapporti personali e lavorativi che in molti casi durano da anni: una chiusura simile, come proposta dalle linee guida, rischierebbe di mettere ulteriormente a rischio l’occupazione di una categoria già fortemente in sofferenza.


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