30/08/2012
L’INDUSTRIA FARMACEUTICA. UN PATRIMONIO CHE L’ITALIA NON DOVREBBE PERDERE Mentre il Governo si accinge ad approvare provvedimenti per la crescita, il Consiglio dei Ministri valuterà, come anticipato dalla stampa, un decreto del Ministro della Salute che, insieme ad alcune misure positive, ne contiene altre gravemente penalizzanti per l’industria farmaceutica e gli investimenti in Italia. E questo a nemmeno un mese dall’ultima manovra che ha fatto pesare il 40% della riduzione del Fondo sanitario nazionale proprio sulla farmaceutica. Per le imprese del farmaco operanti in Italia – che rappresentano il secondo produttore in Europa – è inaccettabile subire in soli sei mesi il terzo provvedimento che cambia la regolamentazione del settore. Veri e propri stravolgimenti del quadro effettuati sempre con decretazioni d’urgenza su materie essenziali, quali i tetti di spesa farmaceutica pubblica, i prezzi, i rimborsi, il prontuario terapeutico, la prescrizione per principio attivo e il confezionamento dei farmaci. Tutte materie che non hanno tale carattere. Queste misure sono state definite senza il coinvolgimento e il dialogo con il settore, che è disponibile ad approfondire qualunque aspetto della normativa il Ministro ritenga utile, anche per valutare l’impatto sulla pianificazione industriale e sugli investimenti di eventuali nuove norme. Il radicale mutamento di scenario, con cadenza bimestrale, costringe le aziende a rivedere continuamente la programmazione delle attività con costi e conseguenze facilmente intuibili per un’industria che ha invece bisogno di regole certe e stabili. Così 25 miliardi di produzione annua che fanno dell’Italia il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la Germania, un export pari al 61% di questa produzione, 2,4 miliardi di euro all’anno di investimenti, 65.000 dipendenti altamente qualificati e 6.000 ricercatori rischiano di essere in tempi brevi solo un ricordo e un’occasione di crescita non colta. L’Italia sta per perdere un patrimonio e questo non può non interessare le Istituzioni, tanto più in un periodo di crisi come l’attuale. E proprio in un momento in cui si appresta a far conoscere le misure per la crescita, ci attendiamo che il Ministro dello Sviluppo Economico sostenga il valore di tale patrimonio. Siamo di fronte ad un atteggiamento che denota un metodo e un approccio di fatto anti-industriali a danno delle imprese farmaceutiche, dei loro lavoratori e dell’intero Paese. Un attacco alla struttura di un settore che è vitale per l’Italia e sul quale, invece, si dovrebbe puntare per evitare il declino.