A pesare sono anche scarso impegno, sfiducia e costi terapie
L’indagine ha coinvolto sia cittadini che professionisti della salute (come medici e farmacisti) e ha visto ad esempio che un paziente su due (49%) non conosce o non ha compreso il significato di aderenza. “Sebbene non abbiano consapevolezza del tema – commenta Massimo Sumberesi, managing director di Doxa Marketing Advice – ne comprendono il valore se e quando adeguatamente stimolati. Questo è un fattore molto positivo che indica la volontà, e ancor di più la possibilità, di trasformare in prassi il concetto di aderenza terapeutica”.
Secondo l’indagine, a favorire la corretta gestione della cura ci sarebbe la costanza e l’impegno del paziente (47%), la sua motivazione (40%) e la fiducia che ripone nel proprio medico (38%). A compromettere invece l’aderenza ci sarebbero il costo elevato di certe terapie (40%), l’insorgenza di effetti collaterali (38%) e lo scarso impegno del paziente stesso (37%).
Un ulteriore disagio sarebbe dato dalla sostituzione di un farmaco con un altro, di marca o equivalente, “soprattutto nei pazienti più anziani che sono abituati alla solita confezione”.
Le patologie in cui i pazienti aderiscono di più alle cure sono quelle cardiovascolari, perché considerate terapie salvavita; più problematiche quelle del sistema nervoso centrale, perché i pazienti temono dai farmaci “rischio di assuefazione e abuso”. Ancora peggio va con le malattie respiratorie, “dove l’aderenza è trascurata a meno che non sopraggiungano crisi acute”; fanalino di coda le malattie gastroenterologiche, nei quali la terapia viene spesso abbandonata ai primi sintomi di miglioramento.
(Nella foto: Hubert Puech D’Alissac, amministratore delegato Teva Italia)
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