Connection drugs, for "Zutectra" needed "the blessing of the well-known doctor". A chilling story

The managers of the Biotest Italia company wanted the approval of a Pisan doctor on the drug so, says the investigating judge, "the competitors understood the strength of the company". Drugs tested on patients "anyway"

 14 novembre 2014 – NOON COURIER NAPLES / CHRONICLE

NAPOLI – I manager della società Biotest Italia volevano la «benedizione» di un noto medico pisano sull’efficacia terapeutica del nuovo farmaco Zutectra, iniezioni indicate «solo per gli adulti» per la «prevenzione della reinfezione da virus dell’epatite B in pazienti HBV-DNA negativi». Emerge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza cautelare notificata ieri a sette persone nell’ambito delthe investigation into the procurement of healthcare and hospital companies for the supply of medicines. «Ciò – scrive il gip Antonio Cairo – perché tutte le imprese concorrenti ed i medici prescrittori di farmaci a base di emoderivati possano comprendere la forza commerciale della Biotest Italia»: «Ragazzi, non ci dovete rompere il ca..o, perché qui comandiamo noi», dice un imprenditore in una telefonata intercettata.

TEST COMUNQUE – I responsabili del gruppo Petrone e dell’azienda farmaceutica Biotest Italia srl premevano perché negli ospedali, e in particolare nel Cardarelli di Napoli, fossero sperimentati sui pazienti farmaci «a prescindere dalla validità terapeutica». Emerge dall’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri a sette persone nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la fornitura di medicinali ad aziende sanitarie ed ospedaliere. «Si registra – scrive il gip Antonio Cairo, che ha accolto la richiesta del pm Francesco de Falco – un’attività dei responsabili della Biotest Italia ad avvicinare medici ospedalieri ed a stringere accordi per indurli ad agevolare o quanto meno a non ostacolare la diffusione di specialità medicinali commercializzate dalla Biotest».

IL «REGALO» – A questo proposito viene citata un’intercettazione tra Enrico D’Aiuto, responsabile delle vendite di Biotest arrestato ieri, con il direttore di un reparto dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Quest’ultimo segnala una sua collega che, a un congresso a Napoli, parlerà di immunoglobuline e chiede per lei una somma di denaro: «Io parlerò delle immunoglobuline e questa collega parlerà anche lei di CMV, quindi non so se era possibile dare qualcosa, un piccolo contributo a questa collega, perché lei deve spendere tutto da sola praticamente». D’Aiuto lo dirotta verso il collega Renato Carelli, a sua volta arrestato ieri.

SEL: CALDORO CHIARISCA SORESA – «Le pagine dei giornali sono in questi giorni invase da articoli che raccontano con dovizia di particolari, dopo la vicenda Matacchione, il nuovo scandalo che investe uno dei settori più massacrati dal Governo regionale guidato da Caldoro, che in nome di un presunto risanamento dei conti ha reso la sanità campana quella per cui in Italia si investe meno, che versa nelle peggiori condizioni di tutto il Paese ed in cui vi è il maggior numero di casi di corruzione in assoluto» affermano, in una nota, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia Libertà, e Salvatore Vozza, coordinatore regionale di Sel. «La So.Re.Sa. – aggiungono – doveva abbattere i costi del sistema sanitario regionale garantendo finally transparency in the assignment of tenders, and instead there is talk once again of criminal conspiracy, bid rigging and forgery. In recent months we had already reported several times, including to the National Anti-Corruption Authority, the need to intervene to verify what was happening. Today, unfortunately, we find out in the worst way. We are certain that the president of the Authority, Raffaele Cantone, will be able to act in the next few hours to shed full light on the matter".

A CHILLING STORY ON THE BACKGROUND OF THE HEALTHCARE SCANDAL WITH 7 ARRESTS

Patients used as guinea pigs in the hospital. The investigating judge: now the doctors are also being investigated

Il pm: «Farmaci prescritti ai pazienti a prescindere dall’efficacia». Per ottenere il predominio nella distribuzione è stato alterato il rapporto tra medico e casa farmaceutica

NAPOLI – La premessa, mai come in questo caso, è obbligatoria. Quella che state per leggere è una versione di parte, cioè quella sostenuta dalla Procura di Napoli e per ora (in gran parte) condivisa dal giudice per le indagini preliminari in un provvedimento giudiziario emesso due giorni fa. Manca, dunque, la ricostruzione della difesa, che sarà verosimilmente di segno diametralmente opposto. Se l’interpretazione di pm e gip dovesse però reggere al vaglio dei successivi gradi di giudizio, quella che segue sarebbe una storia agghiacciante. The story of the war fought to gain dominance in the distribution of medicines, the testimony of how the "management of the relationship between the doctor and the pharmaceutical company" has been "altered", the description of a "murky scenario" in which different interests move but aimed at a single objective: "To facilitate the diffusion of medicines to be administered to hospital patients" to "increase the profits of the companies that distribute them". All this, sometimes, on the skin of the patients.

228 PAGINE – È un «sistema», scrive il gip Antonio Cairo nelle 228 pagine dell’ordinanza con la quale two days ago he sent the manager of the Sun Policlinico Pasquale Corcione, the pharmaceutical entrepreneur Massimo Petrone and five other suspects under house arrest as part of the investigation coordinated by the deputy prosecutor Alfonso D'Avino and delegated to the prosecutor Francesco De Falco. How that battle should be conducted to acquire dominance in the sector, explains the marketing manager of the company Biotest Italia srl, Henry D'Aid. It is 5.27 pm on 7 April 2010, and the manager explains on the phone «the strategy to follow to ensure the commercial penetration of the pharmaceutical company». A strategy that the judge, on page 102 of his provision, summarizes as follows: «Extend to hospital patients, at least fifteen in number, therapeutic treatments based on drugs marketed by the company. It is considered functional to the interests of the company that this commercial diffusion is implemented through the prescriptions of several doctors in service at various health facilities, with the aim of including their name in clinical trials, it would seem regardless of the therapeutic validity". In short, if this story were true, those who marketed those medicines were unaware of their effectiveness: "Their name is on the study, who cares".

GLI ACCORDI E I REGALI – È a questo punto che — a prendere per buona la ricostruzione della Procura di Napoli — «si registra un’attività dei responsabili della Biotest finalizzata ad avvicinare medici ospedalieri e a stringere accordi per indurli ad agevolare la diffusione di specialità medicinali della società». E quegli accordi sarebbero stati conclusi in cambio di «regali o altre utilità» ai camici bianchi. Come il viaggio in Grecia. I cesti di creme solari. O quei nuovi iPad che il 10 maggio 2010 Enrico D’Aiuto ordina di acquistare «in quanto destinati ai medici». La dipendente, al telefono, gli consiglia la versione di punta: «Io avevo considerato quello da ottocento euro. È il più figo di tutti». Ventuno giorni dopo (il 31 maggio) la strategia di D’Aiuto si fa più esplicita: «Il modo migliore è quello di fare vedere indice e pollice» ai medici, cioè «elargire somme di denaro per ottenere in cambio la prescrizione di farmaci». Fosse vero, ci sarebbero «medici ospedalieri» che ricevono corrispettivi non dovuti per privilegiare certi farmaci. E, per farlo, arrivano anche a «non modificare o cambiare — a seconda dei casi — il trattamento terapeutico in funzione degli interessi economici della società».

IL GIP: SI SENTANO I MEDICI – Quei medici sono estranei all’inchiesta in corso, è bene specificarlo. Eppure — rileva il giudice — «sarebbe stata doverosa una riflessione investigativa più attenta sul ruolo di una serie di soggetti appartenenti all’area medica coinvolti nelle anomalie segnalate. Si tratta di medici compiutamente individuati, pubblici ufficiali che accettano senza alcuna remora diverse utilità per la prescrizione dei farmaci commercializzati dalla ditta». La società, però, non si rivolge solo a loro. Si muove su binari paralleli, prova ad agganciare gli public administrators, look for institutional covers. AND Giuliano Tagliabue, amministratore unico dellaBiotest, il 24 giugno 2010 illustra al telefono (intercettato) le strategie che deve attuare la società cooperativa Bioricerche: «Si tenta di proporre come responsabile scientifico del consorzio Annamaria Colao. (…) Granata a questo punto non potrebbe porre più nessun ostacolo». Annamaria Colao è una delle più brillanti scienziate italiane, ma guarda caso poco meno di tre mesi prima il marito — Stefano Caldoro — è stato eletto presidente della Regione. La prof, però, è persona attenta, e nella vicenda non vuole farsi coinvolgere a titolo personale. Così — come spiega lo stesso Tagliabue il 28 giugno 2010 nel corso di una telefonata con Massimo Petrone — «l’Annamaria ha detto che è d’accordo se entra anche il reparto dove lavora o l’Università». E, a leggere il board della società, ad oggi la Colao non c’è. La ricerca di sponde, però, continua.

«QUI COMANDIAMO NOI » – Gli indagati si vantano di aver avuto «il patrocinio della fondazione del Cardinale» per un convegno, pianificano di coinvolgere politici («Gli assessorati ve li dovete lavorare voi»), provano a invitare a un dibattito Raffaele Calabrò («Se viene è una cosa buona, quello è in odore…»), cercano l’aiuto dell’allora dg della Soresa Francesco Tancredi «in cambio di un aiuto politico». Provano a tirare dentro anche luminari della chirurgia, come accade ad esempio il 4 maggio 2010, quando Enrico D’Aiuto e Renato Carelli «pianificano le modalità per convincere il responsabile del centro trapianti di Pisa a intervenire a un convegno organizzato a Napoli». L’obiettivo? «Ottenere la sua benedizione sull’efficacia terapeutica del nuovo farmaco Zutectra», così che le imprese concorrenti comprendano la forza commerciale dellaBiotest: «Qui comandiamo noi, non ci dovete rompere il c…». Gli imprenditori farmaceutici vogliono il Cardarelli e il Policlinico, ma non si accontentano. Puntano a Roma, al Fatebenefratelli, a Tor Vergata, al Bambin Gesù. E si preoccupano di come i dirigenti della società in Germania possano valutare le loro iniziative: «È difficile spiegare come funzionano le cose in Campania a chi non le conosce». Ma come funzionano le cose — chiosa il gip — «purtroppo lo attestano le conversazioni». La speranza della sanità campana, adesso, è che per quelle conversazioni i diretti interessati abbiano una spiegazione più che valida

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