Le imprese del farmaco non ci stanno. E si dicono pronte alla mobilitazione generale se non cambieranno le regole per il settore. La presa di posizione è arrivata ieri dall’Assemblea straordinaria degli industriali, indetta a Roma da Farmindustria. Basta con i tagli dei prezzi a carico delle aziende. Stop al sistema del prezzo di riferimento che penalizza il cittadino e rischia di portare a una “medicina di Stato”. Sì a un Servizio sanitario unico e uniforme su tutto il territorio, non differenziato, quindi, da Regione a Regione. Queste alcune denunce, alle quali seguono una serie di richieste. Prime fra tutte l’avvio urgente dell’annunciato “Tavolo per una nuova politica del farmaco” e la necessità di un Patto di stabilità per una politica del farmaco coerente e univoca per lo sviluppo del settore, e di un tetto per la spesa farmaceutica adeguato. Non ultima, la richiesta a Governo, Parlamento, Agenzia del farmaco e Regioni di una “moratoria degli interventi sui prezzi e la definizione di un quadro regolatorio stabile, certo e condiviso”. Le imprese del farmaco, strategiche per l’economia del nostro Paese – si legge in una nota – giocheranno nei prossimi mesi una partita difficile: quella della crescita o del declino della loro presenza in Italia. Perché la partita sia vinta le regole devono però cambiare. Mentre giustamente ci si interroga sul futuro della previdenza in un Paese che invecchia rapidamente, poca attenzione si dedica agli effetti dello stesso fenomeno sulla spesa farmaceutica.
Come saranno affrontate le conseguenze in termini di bilancio dell’immigrazione e della crescita della popolazione degli ultra 65enni, una fascia d’età nella quale è fisiologico spendere per medicinali oltre il doppio della media? E come coprire il costante incremento della domanda di salute degli italiani ai quali la ricerca sta offrendo nuove soluzioni terapeutiche per patologie ancora non trattate? Si domandano gli industriali, che ribadiscono dunque il loro ‘no’ alla politica di taglio dei prezzi dei farmaci che, a causa delle nove manovre degli ultimi due anni, sono oggi sotto la media europea del 30 per cento, con punte sino al 40 per cento. In questo contesto è poi inaccettabile un sistema come quello del prezzo di riferimento (rimborsabilità completa solo per i farmaci a costo più basso) che penalizza il paziente restringendo l’offerta terapeutica totalmente a carico del Ssn, distrugge ogni capacità di innovazione dell’industria farmaceutica e nel medio periodo porta alla “medicina di Stato”.
From www.doctoenews.it
Come saranno affrontate le conseguenze in termini di bilancio dell’immigrazione e della crescita della popolazione degli ultra 65enni, una fascia d’età nella quale è fisiologico spendere per medicinali oltre il doppio della media? E come coprire il costante incremento della domanda di salute degli italiani ai quali la ricerca sta offrendo nuove soluzioni terapeutiche per patologie ancora non trattate? Si domandano gli industriali, che ribadiscono dunque il loro ‘no’ alla politica di taglio dei prezzi dei farmaci che, a causa delle nove manovre degli ultimi due anni, sono oggi sotto la media europea del 30 per cento, con punte sino al 40 per cento. In questo contesto è poi inaccettabile un sistema come quello del prezzo di riferimento (rimborsabilità completa solo per i farmaci a costo più basso) che penalizza il paziente restringendo l’offerta terapeutica totalmente a carico del Ssn, distrugge ogni capacità di innovazione dell’industria farmaceutica e nel medio periodo porta alla “medicina di Stato”.
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