A oggi risulta che circa il 20% dei dati raccolti dalle imprese del farmaco contengono anomalie come nomi o cognomi non corrispondenti, registrati piu’ volte o che non risultano come iscritti all’albo dei medici, essendo ad esempio infermieri o altri operatori sanitari. Con l’arrivo del nuovo regolamento la necessita’ di analizzare la situazione si fa quindi sentire ancora di piu’. "Quello di oggi – ha detto Massimo Vari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico – e’ un importante momento di verifica della consonanza della normativa italiana con quella europea, su temi di rilevanza costituzionale come la tutela della salute e della privacy". "Gia’ nel 2009 – ha ricordato Cesare Cursi, presidente della commissione Industria del Senato – l’Aifa aveva espresso apprezzamento per il marchio di conformita’ degli archivi" che alcune aziende hanno ottenuto, richiedendo una verifica volontaria. "Ci auguriamo che il nuovo regolamento precisi come arrivare a garantire al meglio sia la crescita del sistema produttivo che la tutela della salute dei cittadini".
Il regolamento introduce sostanziali elementi di innovazione rispetto alla direttiva 95/46/EC: in particolare, oltre agli obblighi di ‘informativa’ e ‘consenso’, vengono ripresi e rafforzati fondamentali principi come quello di trasparenza, di minimizzazione dei dati, di integrita’ (esattezza e aggiornamento) e di responsabilita’. L’applicazione di queste novita’, soprattutto nelle realta’ farmaceutiche che necessitano di gestire gli archivi di operatori sanitari visitati, apre scenari interessanti sull’aspetto piu’ controverso della ‘qualita” e della ‘quantita” dei dati raccolti e trattati dalle organizzazioni.
Il ‘Responsabile del trattamento’ previsto dal nuovo provvedimento avra’ l’obbligo di prendere tutte le misure ragionevoli per cancellare o rettificare tempestivamente i dati inseriti rispetto alle finalita’ per le quali sono trat