This is how companies and workers are scrapped

 

  Roberto Mancuso, Businnes Development & Strategic Marketing Manager, Marvecspharma services s.r.l.

MILANO. Primi freddi, qualche linea di febbre? Questa storia non vi farà sentire meglio. Marvecspharma è un’azienda di informatori farmaceutici, quei signori che vanno dai dottori a propagandare medicinali di grandi aziende multinazionali. In quattro anni è passata alla velocità della luce da 200 a 1200 dipendenti, poi nel giro di pochi mesi ha dichiarato di essere in crisi. 600 dipendenti se ne sono andati. 400 sono in cassa integrazione straordinaria che non gli viene pagata regolarmente, e 200 sono ancora al lavoro ma prendono lo stipendio con ritardo.
Sono persone che stanno male. «C’è chi per sbarcare il lunario va a mangiare dal parroco», raccontano i lavoratori. Ma la loro storia fa venire il mal di testa a tutti. Dimostra che in questo paese anche chi ha un posto di lavoro a tempo indeterminato può ritrovarsi senza reddito, e senza che nessuno possa fare qualcosa. E questo accade a persone che hanno un lavoro particolarmente delicato: consigliare ai nostri medici quali farmaci somministrarci.
Marvecs ha sede a Milano, nacque come agenzia di lavoro specializzata in informatori farmaceutici. In pratica si occupava di reclutare informatori che lavorassero per conto di grandi aziende farmaceutiche. In linguaggio tecnico si chiama «Copromotion». Su quest’idea decise di scommettere Nicola Danzo, amministratore delegato di Marvecs. Nel 2002 l’azienda ha cambiato nome, è diventata Marvecspharma srl è ha cominciato a fare in prima persona il lavoro di informazione dei farmaci. Nel 2004 si è comprata un’intera linea del gigante Pfizer con annessi 250 informatori che sono passati a lavorare da una multinazionale a una piccola ditta con 20 mila euro di fatturato. Quella linea costava 18 milioni di euro ma Marvecs se l’è aggiudicata per mille euro. Nel giro di tre anni, sempre da Pfizer, sono arrivate altre linee e circa 700 lavoratori. A novembre 2007, l’ultimo acquisto, un ramo di un’altra azienda del settore «Astra». Da 200 a 1.200 dipendenti in tre anni. Un vero boom. E invece dopo pochi mesi è partita la richiesta per la cassa integrazione e la mobilità.
Seicento persone sono state costrette a cambiare lavoro e sono partite cause perché la ditta non ha pagato loro quanto doveva. 400 persone sono in Cig, guadagnavano da 1.600 a 2.200 euro al mese, ora ne dovrebbero prendere 1000 lordi. L’azienda si era impegnata ad anticipare la Cig e invece ha saldato solo alcuni mesi perché non ha soldi e anzi ha debiti sia con l’Inps che con l’Agenzia delle entrate. I 200 ancora al lavoro invece hanno ricevuto solo lo stipendio di gennaio e agosto. «Sono stupito dal fatto – spiega Mauro Boniffi della Rsu – che con tutte le norme a tutela del lavoro a tempo indeterminato ci possano essere lavoratori in cassa che non ricevono il minimo che gli spetta e persone che lavorano senza stipendio nella speranza che vada meglio». Gli informatori Marvecs sono sparsi in tutta Italia e sono deboli. Possono solo chiedere il fallimento dell’azienda. Una storia simile è capitata anche a 25 lavoratori dei Neopharmed, venduti dal gigante farmaceutico Merk alla Mediolanum di Delbono, finiti in cassa integrazione.
Il settore è in crisi dal 1994, ai tempi dello scandalo Poggiolini e di «Farmacopoli». Allora le multinazionali ridussero il numero di informatori in Italia da 24 mila 16 mila e si impegnarono a non aumentarne il numero. M

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