Dompè: "'Anonymous' drugs, the government's own goal"

UNA DECISIONE – SPIEGA IL NUMERO UNO DEL GRUPPO – CHE NON PORTA SOLDI NELLE CASSE PUBBLICHE MA PENALIZZA PROPRIO L’ECCELLENZA DELLE AZIENDE ITALIANE DEL SETTORE OSSIA QUELLE CHE INVESTONO DI PIÙ IN RICERCA, COLPENDOLE IN QUELLO CHE SINTETIZZA IL LORO VALORE: IL MARCHIO

Giorgio Lonardi

Milano «Lo dico con grande amarezza ma se i politici non si svegliano cambiando rotta l’Italia rischia la delocalizzazione in un settore vitale di quella ‘economia della conoscenza’ su cui l’Europa si sta giocando il futuro». Parola di Sergio Dompé, imprenditore, per 12 anni a capo di associazioni di settore come Assobiotec prima e Farmindustria poi. La «disattenzione « da parte della politica rischia quindi di costare caro al settore farmaceutico. E a pagare il prezzo più alto potrebbe essere la parte più vitale del settore, composta da un robusto manipolo di aziende di taglia media, fortemente orientata alla ricerca e radicata nel nostro Paese con fabbriche e laboratori di avanguardia. La tesi di Dompé è semplice: «Venti anni fa le imprese farmaceutiche italiane ottenevano il 13-14% del loro fatturato grazie all’export; oggi siamo arrivati al 60%». Adesso, però, questi risultati sono messi a rischio da due provvedimenti del governo. «Già nel recente passato – racconta l’imprenditore – se un’azienda farmaceutica avesse aumentato da un anno all’altro le vendite dei suoi prodotti al sistema sanitario nazionale lo avrebbe fatto in perdita. Le faccio un esempio: se io nel 2010 grazie ad un farmaco avessi fatturato 100 euro al settore pubblico e se poi nel 2011, in ragione delle richieste di quello stesso settore, le vendite fossero passate a 105 euro avrei subito un danno perché nessuno mi avrebbe pagato quei 5 cinque euro in più, perché non in budget. Adesso dopo il danno arriva la beffa: il governo da un anno all’altro taglia del 5 per cento la spesa farmaceutica, che pure rappresenta una quota modesta della spesa sanitaria complessiva». E allora? L’imprenditore allarga le braccia: «Ovviamente si tratta di una scelta che danneggia soprattutto chi investe in ricerca e innovazione e che quindi viene a perdere una fonte importante per finanziare il futuro. Ma non è tutto. Le pare possibile che sia stato vietato ai medici di menzionare i marchi nelle loro ricette? Eppure il marchio è uno degli asset più importanti del nostro settore e non solo. Siamo arrivati all’assurdo che un medico invece di scrivere Aspirina deve scrivere acido acetilsalicico. Con tutto il rispetto per i colleghi che producono i farmaci generici io continuo a fidarmi di più di un’azienda come Bayer che produce l’Aspirina da oltre 100 anni. Ma non è questo il punto. Perché si tratta di un provvedimento che non porta un centesimo nelle casse dell

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