Counterorder, glyphosate no longer causes cancer

Clamorosa conclusione dell’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti, in netto contrasto con diverse sentenze emesse negli ultimi anni da diversi tribunali

AGI di Sonia Montrella – 3 maggio 2019

As not mentioned, glyphosate is not carcinogenic: it has it stabilito l’Agenzia per la protezione dell’ambiente of the United States (EPA) in contrast with the sentences handed down by various courts in the country. The EPA thus confirms what has already been said above by exculpating the key ingredient of Roundup pesticide from Monsanto, now controlled by Bayer.

“Epa continua a sostenere che non ci sono rischi per la salute se il glifosato viene utilizzato secondo le regole. E che la sostanza non è cancerogena”, si legge in una nota dell’agenzia. Per l’Epa non ci sono elementi sufficienti a dichiararne il legame con il cancro. Il prodotto presenterebbe una ‘bassa tossicità’ per le api mentre costituisce un ‘rischio potenziale’ per animali e piante, incluse quelle acquatiche, tanto che l’agenzia propone nuove limitazioni all’uso, soprattutto quello aereo.

Contro la Monsanto ci sono 13 mila cause sui presunti effetti del glifosato, una delle quali è una class action. Già due sentenze hanno condannato l’azienda a risarcimenti milionari. L’anno scorso, Dewayne Johnson, un contadino californiano di 46 anni, affetto da un non-Hodgkins lymphoma in terminal stage, he won the case against Bayer obtaining 289 million dollars in compensation.

Cos’è

On the market since 1974, glyphosate is a non-selective herbicide that eliminates all weeds without distinction. Since its introduction, nearly 9.5 million tons have been sprayed onto fields. Among its strengths are the simplicity of use and the low cost and this makes it one of the herbicides already used in agriculture. But according to a study published in the Journal of the American Medical Association (JAMA), negli ultimi due decenni i livelli di glifosato sono cresciuti in modo importante. I ricercatori dell’Università della California presso la San Diego School of Medicine hanno confrontato i livelli di glifosato nell’urina di 100 persone in un arco di tempo di 23 anni.

Hanno cominciato dal 1993, l’anno prima dell’introduzione, da parte della Monsanto, di coltivazioni geneticamente modificate resistenti al Roundup, nome commerciale dell’erbicida. Da quando queste colture si sono diffuse, l’uso del diserbante nel mondo è aumentato di circa 15 volte. Nel 2015, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che fa parte dall’Oms, lo ha inserito nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A).

L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha espresso un giudizio più rassicurante con una valutazione che ricalca quelle dei produttori del glifosato. In particolare ha aggiornato il profilo tossicologico e dichiarato che “è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo” proponendo “nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui di glifosato negli alimenti”. Ma sempre l’Oms assicura che pesticidi ed erbicidi avrebbero causato la morte di almeno 200mila persone, nel mondo, per avvelenamento.

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