Il Comitato europeo dei diritti sociali accoglie le contestazioni della Cgil: “Viola il diritto a ricevere un congruo indennizzo in caso di licenziamento”. Il sindacato: “Ora va ripensata la disciplina, ripristinando e allargando l’articolo 18”
rassegna.it – 11 febbraio 2020
Una altra picconata al Jobs act. Il Consiglio d’Europa, oggi (11 febbraio), ha decretato che l’Italia viola il diritto dei lavoratori a ricevere “un congruo indennizzo o altra adeguata riparazione” in caso di licenziamento illegittimo. È il risultato del reclamo collettivo presentato dalla Cgil nel 2017, con il sostegno della Confederazione europea dei sindacati.
“Il Comitato – continua il sindacato – ha accolto tutte le contestazioni da noi espresse e ha riconosciuto che il decreto legislativo n. 23/2015 è in contrasto con l’art. 24 della Carta sociale europea che sancisce . , oppure, se questa non è concretamente praticabile, un risarcimento commisurato al danno subito, senza ‘tetti’ di legge”.
Il Consiglio d’Europa ha infatti riconosciuto che il sistema sanzionatorio del licenziamento illegittimo
“Il monito arrivato da Strasburgo – prosegue la Cgil – è netto e ineludibile, smentisce l’impianto teorico del Jobs act. Ora va ripensata la disciplina del licenziamento non domandandosi quale sia il regime più favorevole per le imprese, ma quali siano le tutele più adeguate per i lavoratori e le lavoratrici. La via da seguire – conclude – esiste già: il ripristino e l’allargamento dell’articolo 18, come da noi sostenuto nel progetto di legge di iniziativa popolare ‘Carta dei diritti universali del lavoro’, tuttora pendente in Parlamento”.
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