Il contenimento dei costi e la riduzione ‘all’osso’ dei prezzi stanno mettendo a rischio la qualità dei farmaci, soprattutto se portano i pazienti a comprare sempre più prodotti a basso costo fatti in Cina e India. E’ quanto evidenziato da Gerard van Odjik, presidente e Ceo di Teva Europe, durante la riunione annuale dell’Organizzazione europea dei grossisti (Girp) che si è tenuta a Cannes nei giorni scorsi.
Molti Paesi europei – riporta Scripnews – hanno introdotto riduzioni di prezzo dei medicinali per contenere la spesa pubblica. Tuttavia, questo sistema non è una novità: la pressione sui costi c’è sempre stata, ha detto van Odjik, che guida l’azienda israeliana produttrice di farmaci generici.
"I pazienti faticano a credere che anche nel mondo farmaceutico qualcosa possa andar male", ha aggiunto il manager. Ma le misure che si concentrano solo sul contenimento dei prezzi, come una politica di appalti e tagli, hanno già compromesso la qualità dei medicinali.
Teva ha però scelto di allontanarsi da India e Cina per concentrarsi sulle attività di acquisizioni e fusioni in Europa. Il recente acquisto di Ratiopharm, azienda tedesca di medicinali equivalenti, per un valore di 3,6 miliardi, include un sito produttivo di Ulm "molto ben gestito", dice il Ceo.
"Investire a Ulm è meglio che investire in Cina o India" ha assicurato van Odjik. Se si analizzano i prezzi praticati dalle aziende indiane e cinesi e, per esempio, la quota dovuta ai costi di lavorazione, si può capire che queste industrie hannoin qualche modo "abbreviato il percorso", sostiene van Odjik, secondo cui l’Agenzia europea dei medicinali (Emea) dovrebbe costringere le aziende di questi Paesi ad adottare il nostro stesso sistema di qualità e prezzo.
"Allora sì – assicura – che tutti preferirebbero l’Europa. Il prezzo è un fattore importante, ma la qualità è il fattore vincente.
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