Big Pharma sta perseguendo un’aggressiva strategia di fusioni e acquisizioni nel tentativo di crescere il proprio business. Eppure questo approccio pare aver miseramente fallito: ha portato alla perdita di 1.000 miliardi di dollari in valori negli ultimi 10 anni.
E’ uno dei dati salienti emersi dal rapporto Burrill & Co per l’industria delle biotecnologie intitolato ‘Biotech 2011-Life Sciences: Looking Back to See Ahead’. Lo studio evidenzia che, al 31 dicembre 2000, la capitalizzazione di mercato complessiva dei 17 acquirenti più attivi del settore era di 1.570 miliardi dollari, esclusa la Johnson&Johnson. Alla fine dello scorso anno, la cifra si è ridotta a 1.040 miliardi dollari, con una perdita di più di 500 miliardi di dollari. Aggiungendo il valore combinato delle acquisizioni che queste aziende hanno effettuato nello stesso periodo, pari a 425 miliardi di dollari, si raggiunge ben un trilione di perdite negli ultimi 10 anni, anche senza tenere conto delle operazioni con un
valore minore a 10 milioni.
La relazione rileva inoltre che, mentre le grandi aziende farmaceutiche continuano a produrre all’incirca lo stesso numero di nuovi medicinali ogni anno, nonostante il costante aumento degli investimenti in R&S, le imprese più piccole hanno invece immesso sul mercato una quota crescente di nuove terapie, grazie a investimenti più efficaci.
Steven Burrill [in the picture], amministratore delegato della banca d’affari specializzata nelle scienze della vita, osserva che la perdita di fatturato delle Big Pharma, "nei prossimi anni non rifletterà solo l’impatto della concorrenza dei generici, ma anche il fallimento della ricerca di prodotti innovativi per sostituire quelli a brevetto scaduto.
Quindi, se l’industria vuole tornare a crescere come una volta, pare dovrà rinnovare il modo in cui farlo, rispetto a quanto si fa oggi".
Barbara Di Chiara – 14 apr ile 2011- PharmaKronos