«Il diritto del paziente malato di cancro di ricevere le cure migliori non può essere compromesso in nome del risparmio. Esistono segnali che fanno presagire una progressiva e preoccupante involuzione del sistema».
Il grido d’allarme viene dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che al tema della «Sicurezza del paziente oncologico fra compatibilità economiche e tutela dei diritti» dedica oggi un convegno a Roma a Palazzo Giustiniani con il patrocinio del Senato.
L’incontro inaugura il XII Congresso nazionale della Società scientifica che riunirà da domani fino all’8 novembre a Roma (Marriott Park Hotel) più di 3000 esperti. Ogni anno in Italia oltre 250mila persone sono colpite da tumore, un dato in costante crescita. «Stiamo vivendo un momento delicato dell’assistenza sanitaria, in cui sembra prevalere una valutazione esclusivamente economica con il rischio di abbassare il livello delle prestazioni erogate – spiega Carmelo Iacono, presidente Aiom -. In alcune Regioni, ad esempio, assistiamo al fenomeno allarmante del trasferimento dell’attività di chemioterapia in ambulatorio. Ciò non è adeguato clinicamente perché vi sono alcune terapie che devono essere fornite in regime di ricovero ordinario o in day hospital per le particolari esigenze del paziente. Questa scelta pericolosa è stata adottata in maniera diffusa sul territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia. Il risparmio deve in realtà favorire l’ottimizzazione e non il declassamento della prestazione».
Il progressivo taglio dei posti letto e degli organici ha modificato i percorsi di cura e derubricato, talvolta in modo indiscriminato, prestazioni un tempo eseguite prevalentemente in regime di ricovero, poi diventate rimborsabili solo se effettuate in day hospital e oggi commutate in ambulatoriali o di day service. «L’appropriatezza – sottolinea Francesco Boccardo, presidente della Fondazione Aiom – dovrebbe essere uno strumento virtuoso per garantire ai pazienti l’accesso alle cure in una logica che offra loro l’opportunità di ricevere tutta l’assistenza di cui necessitano in relazione al proprio stato di malattia, piuttosto che un mezzo per contenere i costi e ‘stare’ nel budget. Il tentativo, razionale e legittimo, di contenere la spesa sanitaria è talvolta vissuto dall’opinione pubblica come un sistema per risparmiare a ogni costo, con il rischio di generare disparità».
Esistono condizioni che strutturalmente creano difficoltà al sistema, come quelle legate alla rimborsabilità delle cure: in termini assoluti su 25 miliardi di euro di spesa farmaceutica totale, i costi per i farmaci oncologici equivalgono a 3. Ma, al termine di complesse procedure amministrative, solo il 25% di questo ammontare viene rimborsato dalle case farmaceutiche alle aziende ospedaliere. L’abbassamento della qualità dell’assistenza rischia di tradursi in rischio clinico ai danni del paziente. «È dovere di una società scientifica come la nostra vigilare e suggerire soluzioni – spiega Marco Venturini, presidente eletto Aiom -. Proponiamo al gestore pubblico la sovrapponibilità dell’appropriatezza clinica e di quella prescrittiva. Se i due elementi coincidono, la sicurezza del paziente sarà garantita. Non si possono favorire percorsi terapeutici più brevi solo per rispondere a esigenze di economicità. Vogliamo arginare questa tendenza e segnalare i possibili rischi. Il nostro è un monito per il futuro, per evitare l’involuzione definitiva del sistema». Un richiamo che si applica anche alla scelta delle terapie.
«Riteniamo – afferma Iacono – che i farmaci generici e biosimilari rappresentino una risorsa da utilizzare, soprattutto in un periodo in cui è necessario a