Therapeutic persistence.

Il 57% dei medici italiani riconosce che l’accanimento terapeutico è ‘frequente’ nella pratica clinica. Per il 36% , invece, si tratta di una eventualità poco frequente: solo per il 2% non si verificano “mai o quasi mai” situazioni di accanimento. Questi alcuni dati di un’ampia ricerca – curata dal professor Enzo Campelli dell’Università la Sapienza di Roma e promossa da ‘A Buon Diritto. Associazione per le libertà’ – che sarà presentata a Roma nel corso di un convegno dedicato al testamento biologico, in calendario per il 23 novembre, a cui sono invitati il ministro per la Salute Livia Turco e Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità del Senato.
“L’accanimento terapeutico – spiegano in una nota Luigi Manconi e Andrea Boraschi, presidente e direttore di ‘A Buon Diritto’ – emerge come una pratica ampiamente diffusa, come un nodo irrisolto, rispetto al quale il legislatore deve predisporre strumenti adeguati a tutela del paziente. Auspichiamo che il Parlamento approvi quanto prima una legge sul Testamento Biologico, tenendo conto di una domanda ineludibile, rispetto alla quale, come documenta la nostra ricerca, il parere della classe medica è largamente favorevole”. L’indagine promossa dall’associazione sonda l’opinione dei camici bianchi sull’accanimento terapeutico testando un campione rappresentativo di medici oncologi, anestesisti-rianimatori e di altre specializzazioni, attivi in ospedali dell’intero territorio nazionale.
Da “doctornews.it”
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