Dai farmaci ai francobolli, lo shopping in Vaticano è un business

La pompa di benzina, la farmacia, il tabaccaio e il supermercato fanno più incassi di Michelangelo e Raffaello, dei giardini e delle Ville Pontificie messe insieme

DI EMILIANO FITTIPALDI 26 febbraio 2015  L’ESPRESSO

Che i musei vaticani fossero una specie di zecca di Stato, con un giro d’affari superiore ai 90 milioni l’anno, è cosa nota. Ma nessuno sapeva, prima d’oggi, che il papa guadagna ancora di più con quattro negozi nascosti dietro le sacre mura. Proprio così: la pompa di benzina, la farmacia, il tabaccaio e il supermercato fanno più incassi di Michelangelo e Raffaello, dei giardini e delle Ville Pontificie messe insieme.

Un miracolo, visto che – mentre i capolavori del Rinascimento vengono presi d’assalto da 5 milioni di turisti ogni anno – gli esercizi commerciali sono riservati 
a pochissime persone: cioè la curia e i residenti (circa 800 persone) e i 2800 dipendenti laici. Eppure il bilancio 2012 del Governatorato parla chiaro, e pone dubbi (anche fiscali) sui traffici tra Italia e Santa Sede.

Partiamo dalla farmacia. Se in media, secondo studi dell’Associazione nazionale dell’industria farmaceutica, un negozio italiano serve un bacino di 3500 persone fatturando 700 mila euro l’anno, il punto vendita diretto da frate Rafael Cenizo Ramirez ha incassato ben 32,6 milioni. Da sommare ai 41,6 milioni dell’anno precedente.Exploit che si spiegano facilmente: non solo la farmacia accetta le ricette di Stati esteri, ma vende prodotti scontati (anche del 20 per cento) rispetto a quelli romani. Inoltre i preti smerciano pasticche che non si trovano in Italia, 
da antiemorroidali richiestissimi (come l’Hamolind) a costosi rimedi per malattie più gravi. Non è un caso che quella vaticana sia la farmacia più frequentata del pianeta, presa d’assalto da quasi duemila clienti al giorno.

( … continua)

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