Corruzione, sanità ad alto rischio: malaffare in quattro strutture su dieci
Redazione Fedaiisf
Oggi la Giornata nazionale contro la corruzione nel sistema sanitario. Un report di Transaparency International, Censis, Ispe-Sanità e Rissc, analizza il fenomeno a 360 gradi. Cantone: “Sanità terreno di scorribande per delinquenti di ogni tipo”
Infetta quattro strutture sanitarie su dieci. Si annida soprattutto nei meccanismi di acquisto di beni e servizi, nella realizzazione di opere e infrastrutture e nelle procedure di assunzione del personale. Assorbe, assieme agli sprechi, risorse che potrebbero essere investite per migliorare l’assistenza. È la corruzione nella sanità italiana secondo i dirigenti di 151 strutture che hanno partecipato all’indagine sulla percezione della corruzione – realizzata nell’ambito del progetto Curiamo la corruzione promosso da Transparency International Italy, Censis, Ispe-Sanità e Rissc – presentata oggi a Roma in occasione della prima Giornata nazionale contro la corruzione in sanità.
I risultati dell’indagine sono stati pubblicati nel report “Curiamo la corruzione 2016”, un rapporto che raccoglie – oltre all’indagine curata dal Censis – uno studio focalizzato sui rischi basato sull’analisi dei Piani anticorruzione 2015 e una ricerca che passa al setaccio i conti economici 2013 delle aziende sanitarie, rilevando sprechi “giustificati e ingiustificati” in alcuni servizi.
Nel 37% delle aziende sanitarie si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni e in circa un terzo dei casi non sono stati affrontati in maniera appropriata. Il 77% dei dirigenti sanitari ritiene che ci sia il rischio concreto che all’interno della propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione (e questo rischio è giudicato elevato dal 10% di loro). Dse sono gli ambiti che si prestano maggiormente alle pratiche corruttive: quello degli appalti e quello delle assunzioni di personale. Al primo posto, l’83% dei dirigenti sanitari indica i rischi che si annidano negli acquisti di beni e servizi e il 66% nella realizzazione di opere e infrastrutture, mentre il 31% sottolinea la possibilità che si seguano scorciatoie illecite nelle assunzioni.
Sul piano della prevenzione, il report segnala i passi avanti compiuti in questi anni: il 97% delle strutture sanitarie ha adottato uno specifico Codice di comportamento dei dipendenti integrativo rispetto a quello previsto per i dipendenti pubblici, il 93% ha predisposto un Regolamento per le procedure d’acquisto, il 92% afferma che nella propria struttura esistono procedure trasparenti per l’aggiudicazione degli appalti, l’85% ha previsto procedure per la segnalazione di casi di corruzione e azioni a tutela dei dipendenti che le effettuano (i whistleblower).
L’esame dei Piani anticorruzione, previsti dalla L. 190/2012, di 230 aziende sanitarie rivela però che nel 40% dei casi si sono limitate a un adempimento formale dell’obbligo di legge, non inserendo all’interno del Piano né l’analisi dei rischi di corruzione, né le misure di prevenzione, mentre il 33% ha svolto un’analisi parziale e solo una struttura sanitaria su quattro ha risposto in pieno al dettato normativo. Probabilmente anche per questo il 35% dei dirigenti sanitari ritiene che il Piano non impatti in maniera decisiva sulla diffusione della corruzione.