L’autorità regolatoria della Repubblica Ceca ha rilasciato il 3 agosto scorso una nuova Allerta Urgente (Rapid Alert) inerente la contraffazione di Exjade, un prodotto utilizzato nella terapia contro la talassemia; i blister intercettati nei controlli effettuati dalla compagnia che stava provvedendo a importare il prodotto verso il canale del commercio parallelo tedesco avevano numeri di lotto assolutamente legali, ma data di produzione e di scadenza manomesse, ed erano contaminati con materiale non farmaceutico senza corrispondenza con la composizione originale del prodotto.
Questo Rapid Alert è l’ultimo di una serie che sono stati pubblicati negli ultimi mesi dalle autorità europee, e in particolare tedesche, relativi alla falsificazione di prodotti ospedalieri ad alto costo o di altri farmaci che fino a qualche anno fa non erano oggetto di contraffazione, come Herceptin, Humira, Viread o Botox: il lavoro condiviso a livello europeo sul c.d. “caso Herceptin” ha portato allo sviluppo di nuove strategie di verifica condivise tra operatori e amministrazioni, permettendo di bloccare tempestivamente quelle infiltrazioni che negli anni scorsi avevano interessato il mercato europeo.
Il rafforzamento dei controlli che ha generato questi Alert ha portato a risultati innegabilmente positivi, come l’eradicazione dei furti ospedalieri (che fino a maggio 2014 erano un’emergenza per l’Italia, e da quella data sono invece cessati), ma non ha sicuramente eliminato il traffico illegale di medicinali: i gruppi criminali che gestiscono questi flussi hanno in questi anni messo a punto diverse strategie di distribuzione per i loro pericolosissimi prodotti.
Le e-pharmacies “pirata” vendono questi farmaci falsificati fingendo di offrire medicinali “asiatici”, sottratti al mercato dei paesi in via di sviluppo, dove vengono legittimamente distribuiti e prodotti in deroga ai diritti brevettuali per ragioni umanitarie; ma i prodotti che vengono offerti sono spesso copie contraffatte, inefficaci o tossiche, e i criminali non si fanno scrupoli di fornirli a strutture ospedaliere, incluse addirittura quelle di assistenza ai pazienti indigenti, come avvenuto nel 2012 in Pakistan in una tragedia umanitaria di dimensioni catastrofiche.
I farmaci forniti illegalmente da canali non controllati, come farmacie on line o strutture italiane ed estere non controllate dalle autorità sanitarie nazionali rappresentano un grave rischio per gli incauti acquirenti: AIFA e i partner del progetto Fakeshare stanno per lanciare una campagna web dedicata a questi rischi, centrata su una serie di casi (purtroppo) reali di fatalità legate alla loro assunzione.