L’iniziativa personale di un parlamentare di Mdp si concretizza in una conferenza stampa sui vaccini, che nessuno può impedire. E le premesse scientifiche sono pessime
di Gianluca Dotti – 13 APR, 2017 – Wired
Il 13 aprile 2017 si aggiunge alla lunga lista delle giornate in cui nelle sale delle istituzioni italiane l’antiscienza urla più forte della scienza. Dopo il teatrino su scie chimiche e geoingegneria, questa volta è il turno della disinformazione sui vaccini. Di nuovo. Così all’ora di pranzo, nella sala stampa della Camera dei deputati, va in scena una conferenza che promette di raccontare “l’altra verità” sui vaccini, alla fine ribattezzata più pacatamente Libertà di scelta per vaccinarsi in sicurezza.
Al di là delle forti prese di posizione da parte degli esponenti dello stesso Mdp, del ministro della Salute Beatrice Lorenzin e della presidente della Camera Laura Boldrini, emerge ancora una volta che chiunque può organizzare un’iniziativa dalle dichiarate premesse antiscientifiche in Parlamento.
Per rimediare almeno parzialmente al danno, ecco alcune delle questioni, già ampiamente discusse, che sono tornate a emergere in questa occasione.
1. I vaccini NON sono collegati all’autismo
In un’intervista rilasciata a Repubblica, Zaccagnini ha detto che “da alcuni dati ufficiali del governo Usa” sembrerebbe esistere un legame tra vaccini e autismo.
Qui su Wired abbiamo già affrontato la questione decine di volte, raccontando come si tratti di una bufala nata in seguito a una delle più celebri frodi scientifiche dell’ultimo secolo. Dei dati a cui si fa riferimento, in particolare, non c’è alcuna traccia.
2. I dati Aifa sulla vaccinovigilanza sono richiedibili
Una delle tesi che giustifica l’iniziativa è la presunta mancanza di trasparenza da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (l’Aifa), che starebbe evitando di diramare i dati in suo possesso sulle (rare) reazioni avverse alle vaccinazioni. In realtà l’attività di vigilanza viene svolta regolarmente, e anzi dal 2014 è stata rafforzata a livello regionale. I dati non sono pubblicati online, è vero, ma è sufficiente inoltrare una richiesta per ottenerli.
3. Perché spacchettare i vaccini?
Altro evergreen dell’antivaccinismo è la tesi secondo cui la somministrazione di più vaccini contemporaneamente sarebbe un inutile rischio per la salute del paziente, soprattutto quando si tratta
4. Le solite tesi dei soliti noti
Il medico Salvo Di Grazia sul proprio blog ha cercato di tracciare i profili degli ospiti invitati a intervenire nella conferenza stampa. Si tratta di omeopati, medici che affermano di curare i pazienti con la terapia chelante (una bufala di cui il nostro Stefano Della Casa ha scritto qui), venditori di test anti-tossicologici senza validazione, avvocati che difendono le vittime dei danni da vaccino e politici. Molti di loro hanno già da tempo chiarito la propria posizione contro i vaccini, dunque i contenuti proposti sono un copione già sentito. E non si discuterà solo delle leggi sull’obbligo delle vaccinazioni.
5. Cosa dice il rapporto Signum del 2011?
Secondo quanto scritto dallo stesso Zaccagnini in un post su Facebook, uno dei punti chiave che merita approfondimenti è il rapporto Signum (Studio Impatto Genotossico nelle Unità Militari) elaborato sei anni fa in seguito al monitoraggio dei militari italiani impegnati in Iraq. Sui social Zaccagnini sostiene che “sono stati riscontrati danni al dna (alterazioni ossidative) a causa delle somministrazioni multiple di vaccini, in particolare quelle con più di 5 vaccini insieme”. Dal documento integrale disponibile online si legge però che il fenomeno è stato significativo per la sola popolazione geneticamente suscettibile (pari al 4% circa del campione esaminato), e soprattutto che l’effetto finale è dovuto anche “al carico funzionale indotto nel linfocita rispettivamente dall’attività psico-fisica correlata all’attività di pattugliatore” e “dalle condizioni climatiche”. La conclusione del rapporto è la necessità di studi più approfonditi, ma che non riguardino i vaccini nello specifico bensì in generale “sia le condizioni operative che lo stile di vitadurante tali missioni”, che nel complesso possono determinare gli effetti avversi a cui si fa riferimento. Ha senso mettere solo i vaccini sul banco degli imputati e generalizzare la condizione dei militari impegnati in missione a tutta la popolazione?
Chi non si troverebbe d’accordo con il promotore di un’iniziativa che invoca il “diritto di espressione”, una “maggiore sicurezza” per la salute pubblica, una “informazione più completa e chiara” e una più ampia trasparenza nei “giri d’affari delle case farmaceutiche”? Il timore è che questi principi e l’annunciato “approccio intermedio” e bilanciato si traducano nell’ennesima occasione per amplificare bufale scientifiche e alimentare la diffidenza verso le vaccinazioni, sfruttando il megafono delle istituzioni.
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