24/10/2014 by salvatore ruggiero
Non basta una difesa ad oltranza della categoria per conservare e creare posti di lavoro. Occorre comprendere il cambiamento e cavalcarlo. Tweet this
La crisi degli ISF
In Italia sono stati persi 12.000 posti. Secondo i dati Farmindustria si è passati da 75.000 occupati del 2006 a 63.000 nel 2013.
Cosa fare per arginare la perdita o se possibile creare posti di lavoro? E, soprattutto, cosa non fare?
( … CONTINUA A LEGGERE)
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Abbiamo ospitato le tesi del Sig. Ruggiero nel luglio scorso, si veda:Perché il ruolo tradizionale dell’ISF diventerà presto obsoleto (con N.d.R.), Il Presidente Carinci interviene sull’articolo “Perché il ruolo tradizionale dell’ISF diventerà presto obsoleto”, Perché l’informazione scientifica non diverrà mai obsoleta. Il nuovo interessante articolo del sig. Ruggiero ha generato alcune considerazioni, che riportiamo. Se i lettori vogliono esprimere la loro opinione, sono ben accette e le pubblicheremo (inviare a redazione@fedaiisf.it).
Oggi cerchiamo di dare un nuovo impulso con la Federazione “FEDAIISF”, cercando di creare una spinta d’orgoglio, tale da far sentire l’ISF un professionista integrato nelle dinamiche della sanità, come giustamente asserisce nella seconda parte dell’articolo. Penso che la categoria non sia mai esistita, se pensiamo ai giovani laureati che riescono ad intraprendere questo lavoro … sia che si tratti di un farmacista, di un biologo o quand’anche un medico veterinario, è davvero convinto, il sig. Ruggiero, che questi giovani realmente desiderano far carriera in questa professione?
Io penso che il loro primo pensiero sia quello di considerare questo fantastico lavoro (perché così è) come un parcheggio, sperano, prima o poi di poter coronare il vero sogno della loro vita professionale e non immaginano neanche lontanamente che, con lo scorrere del tempo (in questo lavoro), perdono innumerevoli occasioni che, nel frattempo, sono state colte da altri giovani laureati.
Come pensa il sig. Ruggiero che ci si senta dopo uno, due o forse più anni quando realizzi seriamente che quella scelta che pensavi temporanea alla fine ti ha succhiato la dignità, l’anima e ti ha costretto a un ruolo, scusa l’espressione, di venditore di noccioline? Si, perché è cosi che spesso molte aziende ti riducono. Ecco perché sono convinto che trovare in giro un ISF veramente realizzato, soddisfatto, è come cercare un ago in un pagliaio. Per le ragioni prima descritte, sono portato a pensare che l’ISF non ha una identità, questa è la ragione per la quale non è mai esistita una categoria degli ISF. Una condizione, questa, per la quale le aziende ci vanno a nozze.
Ripeto, manca l’identità degli ISF così come non si riesce ad identificare una categoria degli ISF ed è per questa ragione che le aziende hanno il sopravvento su questo lavoratore. Dobbiamo impegnarci a rielaborare una figura importante come la nostra, incuneandoci tra la legge, rispettandola, e l’innovazione che naviga a velocità impressionante. Ecco perché penso che Ruggiero, anche se una piccola realtà, rappresenta l’innovazione. In effetti non fa altro che cavalcare un contesto che al passo coi tempi si sta velocemente trasformando e noi, non possiamo essere tanto schizzinosi visto che purtroppo, al momento non abbiamo solide basi per poterci opporre e discutere il cambiamento in atto con determinazione.
Per il resto sono perfettamente in linea con le conclusioni dell’articolo.
A.S.
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E’ l’utilizzo errato degli informatori che ha portato prima ad assumere oltre misura per creare una pressione insopportabile sui medici e poi ai licenziamenti di massa perché le aziende hanno cambiato strategia. La realtà è così, è vero, però la legge ci assegna un altro ruolo.
Per salvare l’ISF, secondo me, bisogna puntare sulla legge. L’ISF dipende dal servizio scientifico e non dal marketing o dalle vendite. La salvezza dell’ISF è tutta qui, altrimenti seguirà le tendenze di mercato e sarà spazzato via secondo uno stretto criterio di costo/efficacia e se c’è un mezzo di vendita efficace che costa meno, l’ISF non servirà più.
Ritengo che l’innovazione vada bene, ma ritengo anche che debba essere funzionale all’attività dell’ISF, non il contrario. Ruggiero sostiene che il medico deve essere l’interprete dell’azienda, con lo scopo finale di una comunicazione diretta azienda-utente (così lui chiama i pazienti) come vorrebbero le aziende.
Ma così ci sarà anche una comunicazione diretta azienda-medico, con buona pace dell’ISF. Non penso nemmeno che sia una questione di fare gli schizzinosi, questa impostazione è quella dei sindacati che così fanno passare i piazzisti. Qual è il limite che possiamo accettare? Tutto è plausibile, ma chiamiamoli in un altro modo, non ISF.
A.D.