Rinunciare a una porzione di lasagne al forno o a un panino al salame? Un conto è farlo di tanto in tanto per non aumentare di peso. Diverso è invece essere costretti a eliminare completamente il consumo di pasta e pane tradizionali per poter stare bene. Diventa una scelta obbligata per tutte le persone che soffrono di celiachia, un disturbo dell’assorbimento intestinale causato dall’ingestione del glutine, una proteina che si trova in tutti gli alimenti prodotti con farina di frumento. Seguire una dieta priva di questa sostanza è al momento l’unico metodo in grado di contrastare l’indebolimento, le difficoltà della crescita nei bambini, i disturbi delle ossa negli anziani e i tanti altri problemi che provoca questa malattia. NON È UN SEMPLICE DISTURBO ALIMENTARE Riconosciuta come malattia sociale dalla legge 123 del luglio 2005, la celiachia è un’intolleranza al glutine, un complesso proteico presente nei derivati del grano, della segale e dell’orzo. Non si tratta, però, di un problema allergico, in cui il contatto con la sostanza percepita come nociva scatena immediatamente una reazione immunitaria che cessa non appena non si incontra più la sostanza stessa. La celiachia è una condizione digestiva cronica provocata dal contatto del glutine con la mucosa intestinale. «Si tratta di un disturbo di tipo autoimmune» spiega il professor Umberto Volta, che da anni si occupa di celiachia. «In altre parole, quando l’organismo della persona predisposta è sottoposta al contatto con il glutine» prosegue il professore «la reazione immunitaria si scatena attraverso l’attivazione dei linfociti intestinali che producono alcuni mediatori, chiamati citochine, in grado di distruggere i villi dell’intestino. In questo disordine si verifica la produzione di una sostanza diretta verso la transglutaminasi tissutale, antigene presente in tutte le cellule che compongono l’intestino». Per questo motivo i disturbi sono soprattutto intestinali, ma non solo: la transglutaminasi tissutale si trova distribuita ovunque nell’organismo umano. Quindi la reazione di tipo autoimmune può coinvolgere anche altre zone del corpo. INTESTINO "PIATTO" La reazione autoimmune causa uno stato di infiammazione cronica che provoca una modifica della struttura della mucosa. Normalmente, l’intestino tenue ha una struttura simile alla superficie di un tappeto: è cioè costituita da migliaia di minuscole sporgenze a forma di dita, i cosiddetti "villi intestinali". La funzione di queste strutture è aumentare la superficie interna dell’intestino, in modo che si riesca ad assorbire la maggiore quantità possibile di sostanze nutritive introdotte con i cibi. Il ruolo dell’Intestino tenue è infatti assorbire le vitamine, i sali minerali, le proteine e i grassi, tutte sostanze che vengono poi trasmesse al resto dell’organismo per consentire la vita, il benessere e le normali funzioni dell’organismo stesso. A causa dell’infiammazione della mucosa e dei villi appiattiti, l’intestino riesce ad assorbire solo in minima parte i nutrienti che gli occorrono. SPESSO È DIFFICILE DA DECIFRARE La celiachia non si presenta con sintomi ben precisi. Molte persone accusano diarrea intermittente, dolori addominali, meteorismo e altri disturbi, che possono simulare i se- gnali di altre malattie, come il colori irritabile, l’ulcera dello stomaco, le infezioni all’intestino dovute ai parassiti. La celiachia può anche manifestarsi con altri sintomi non facili da decifrare come cambiamenti del comportamento, irritabilità o depressione, difficoltà digestive, dolori alle giunture, crampi muscolari. Il sintomo principale però è il malassorbimento, cioè l’incapacità dell’intestino di assorbire in quantità sufficiente gli eleme