L’associazione delle case farmaceutiche tedesche ha preso una posizione chiara, dichiarando che lo spostamento dell’EMA in un’altra città dei Paesi dell’Unione Europea comporterà comunque problemi amministrativi alle aziende.
La casa farmaceutica più grande della Gran Bretagna, GlaxoSmithKline, ha dichiarato che il voto a favore dell’uscita “crea incertezza e una potenziale complessità per il futuro”, anche se stima basso l’impatto sul proprio business globale. Di diverso avviso l’associazione delle case farmaceutiche britanniche, che prevede problemi per investimenti, ricerca e lavoro.
Quali ripercussioni sul processo regolatorio?
I dirigenti del settore temono che le incertezze relative al destino dell’’EMA possano intasare il processo di approvazione dei farmaci da parte dell’UE e che la Gran Bretagna potrebbe dover sviluppare un suo proprio sistema regolatorio interno, portando a un’ulteriore confusione.
Di conseguenza, i pazienti britannici potrebbero diventare gli ultimi della fila in merito all’introduzione di nuovi farmaci, poiché le aziende darebbero la priorità al più ampio mercato dell’UE, Inoltre, alcuni farmaci potrebbero finire in un limbo normativo.
L’EMA, con uno staff a tempo pieno di 600 persone, è il più grande organismo dell’Unione Europea nel Regno Unito e supervisiona le approvazioni di farmaci paneuropei dal 1995.
Di contro, le case farmaceutiche e i funzionari sanitari di Svezia, Danimarca, Italia e Germania hanno espresso interesse nell’ospitare la sede dell’EMA al posto di Londra.
L’impatto di Brexit sui profitti
L’impatto che avrà Brexit sui profitti di molte aziende farmaceutiche mondiali sarà probabilmente limitato, poiché a oggi gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato per i farmaci su prescrizione e anche l’Asia sta diventando sempre più importante.
Per quanto riguarda la valuta, aziende come AstraZeneca – che usa i dollari – e la rivale svizzera Roche non trarranno vantaggio da una sterlina più debole, ma entrambe hanno dichiarato che sarà fondamentale per la Gran Bretagna continuare a supportare l’industria delle life sciences.
Il settore farmaceutico impiega più di 70.000 persone nel Regno Unito e rappresenta il 25% di tutta la spesa delle aziende del paese per ricerca e sviluppo.
Molti scienziati temono che i finanziamenti per la ricerca accademica, ben supportata dall’UE negli ultimi decenni, possano essere messi a repentaglio, insieme a importanti collaborazioni di ricerca UK-Europa.
“Ora che ha deciso di lasciare l’UE, è fondamentale che il governo elabori progetti chiari per salvaguardare il futuro della scienza e della ricerca nel Regno Unito”, ha detto Robert Lechler, presidente dell’Accademia di scienze mediche.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health News)
24 giugno, 2016 – Daily Health News
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