Riceviamo e pubblichiamo
Per nove mesi non hanno ricevuto alcuno stipendio e provvigione … Eppure, i dipendenti e gli agenti di commercio della Biomedica Foscama Group hanno continuato a lavorare senza sosta, pur di diffondere i prodotti e affermare l’azienda di prodotti farmaceutici sul mercato.
“Negli ultimi anni qualcosa è andato storto perché la Biomedica ha iniziato a sentire pesanti colpi di crisi” spiega uno dei 17 agenti di commercio che oggi sono alle prese con una battaglia legale nei confronti della ditta portata avanti dall’avvocato Maria Rosaria Pace. “Abbiamo comunque lavorato e diffuso i prodotti della Biomedica – continuano -. Poi, lo scorso settembre la lettera di disdetta con la notizia del fallimento dell’azienda”.
In totale, sono 98 le famiglie dei lavoratori che non possono più contare su questo stipendio. “E’ probabile che ci sia stata una ‘mala gestio’ che ci ha portati fino a questo punto”, commentano gli agenti di commercio visibilmente avviliti dalla vicenda. Molti di loro, infatti, hanno dovuto chiedere prestiti, cercare altri lavori o farsi aiutare dalla propria famiglia per poter vivere. E molti di questi agenti hanno un’età compresa tra i 55 e i 60 anni.
“Ora non siamo tutelati. L’avvocato Pace ci ha spiegato che l’unica speranza è che al momento dell’acquisto della Biomedica i crediti così come i debiti rientrano nel pacchetto aziendale prelevato dal nuovo acquirente. Forse così, può concretizzarsi anche una speranza di essere reintegrati nell’organico”, concludono gli agenti.
Dunque, è necessario attendere che si concluda al più presto l’acquisizione della Biomedica e che anche la rete esterna di vendita della ditta venga rimessa in moto, grazie all’opera tenace e continua degli agenti di commercio.
Comunicato dalla Dr.ssa Ornella Mincione
Continua l’assemblea permanente dei lavoratori della Biomedica Foscama di Ferentino. Questa mattina, si sono ritrovati davanti i cancelli della
La fabbrica, lo scorso 13 settembre, sarebbe dovuta passare nelle mani della Curatela fallimentare ma i vertici aziendali, con il presidente Massimiliano Baldassari, si è opposto.
Ora è stata attivata la procedura forzata: a giorni il tribunale si riapproprierà del bene con le forze dell’ordine. L’azienda ad oggi è ferma. Situazione difficilissima quindi, si spera che si possa imboccare la strada per addivenire al più presto alla vendita del sito per la ripresa del ciclo produttivo e la conseguente tutela dei posti di lavoro. (PerTe on line – 13 ottobre 2018)
Biomedica Foscama presto all’asta, le richieste dei sindacati
“Vicini al Tribunale di Frosinone e ai lavoratori, preoccupati per la possibilità che Baldassarri possa prendere parte all’asta per l’aggiudicazione della Biomedica Foscama”. Questa la posizione dei sindacati Uiltec, Ugl Chimici e Cgil ribadita nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sede dalla Uiltec di Anagni a qualche giorno di distanza dalla retrocessione e la sospensione dei dipendenti che sono in attesa di accedere, attraverso lo stesso organo giudiziario, alla cassa integrazione: “Siamo qui – sottolineano Piscitelli (Uiltec), Valente (Ugl Chimici) e Chiarlitti (Filctem Cgil) – per ribadire che ai lavoratori vanno versati l’ultimo stipendio, il TFR e soprattutto i contributi previdenziali Fonchim e Faschim per i quali si è arrivati a 60 mesi di arretrati.
Questo non ci lascia tranquilli perché lo stabilimento, in teoria, potrebbe tornare nella mani dello stesso Baldassarri nonostante i danni causati. Sia le organizzazioni sindacali che i lavoratori temono che ciò possa accadere, preoccupazione già manifestata alla curatela fallimentare. Ci chiediamo quale beneficio possa portare una nuova gestione Baldassarri dopo i disastri combinati”.
I sindacati ribadiscono la piena fiducia nei confronti del lavoro della magistratura auspicando che ci sia un soggetto terzo in grado di intervenire, rilevare gli impianti e tutti i lavoratori e rilanciare l’attività produttiva. Uiltec, Ugl Chimici e Cgil oltre a sollecitare la cassa integrazione per i dipendenti chiedono al Tribunale di rispettare i tempi per non rischiare di perdere un’industria fondamentale per il territorio.