Un miliardo e mezzo di investimenti nel triennio già partiti, 1600 nuovi posti di lavoro creati quest’anno e destinati a raddoppiare nel 2015. In cambio stop alle stangate sui farmaci. Così il gotha della farmaceutica mondiale blocca l’esodo
Angelo Lupoli
Roma Pace fatta? La “ola” per il governo fa pensare a un sì. E’ bastata un’oretta a Palazzo Chigi per entusiasmare gli industriali farmaceutici ricevuti l’8 ottobre dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. «Non siamo un bancomat sempre a disposizione, ma un settore strategico. Finalmente il messaggio è passato», commenta Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. Una prima prova è arrivata dalla Legge di Stabilità varata mercoledì scorso: nessun taglio alla spesa farmaceutica. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il premier hanno fatto quadrato: la farmaceutica va tutelata come strategica con regole certe e interventi normativi che favoriscano gli investimenti e la ricerca. Musica per le orecchie degli industriali abituati a tante promesse e pochi fatti e a subire in 10 anni 44 manovre pesanti per le loro tasche. Certo il pressing è stato forte. A Palazzo Chigi si è presentato il gotha dell’industria del settore, non solo italiana. Oltre a Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e amministratore delegato di Janssen, c’erano i ceo dei principali gruppi mondiali come John Lechleiter e Eric Baclet di Ely Lilly, Belen Garijo e Antonio Messina di Merck Serono, Andrew Witty e Daniele Finocchiaro di GlaxoSmithKline, Joseph Jimenez e Georg Schroeckenfuchs di Novartis, Christoph Franz e Maurizio de Cicco di Roche, Olivier Brandicourt e Giovanni Fenu di Bayer, Lamberto Andreotti e Roberto Tascione di Bristol-Myers Squibb, Alberto Chiesi di Chiesi Farmaceutici, Lucia Aleotti numero uno di Menarini, la più grande azienda italiana del settore. Insomma Big Pharma ha fatto sentire la sua voce, ma anche le parole di Renzi sono state altrettanto forti: se voi investite e assumente, noi vi ascoltiamo e vi veniamo incontro sostenendo il vostro lavoro. Insomma un patto che può essere d’esempio anche per altri settori chiave dell’industria italiana. «Noi stiamo facendo la nostra parte», spiega Scaccabarozzi, «sono già partiti investimenti complessivi per 1,5 miliardi, che ci siamo impegnati a portare a termine nel triennio. Avevamo promesso a luglio 1.500 nuovi posti e ne abbiamo già creati 1600. E sono felice di aver sbagliato le previsioni. Entro fine 2015 penso che possiamo raddoppiare il numero delle assunzioni. La farmaceutica è dunque pronta a fare la propria parte». «Per me è stato un incontro entusiasmante. E’ come se improvvisamente fossimo usciti dall’austerità, dalla logica delle manovre ragionieristiche», racconta Lucia Aleotti, «la farmaceutica ha portato risultati in un momento di instabilità e se incoraggiata può dare di più. Renzi sa uscire dagli schemi della politica. Non lo dico da fiorentina a sostegno di un premier fiorentino, ma da imprenditrice che si confronta ogni giorno con l’economia globale. Del resto è la prima volta in Europa che un capo di governo riceve i vertici di un settore che ritiene strategico ». All’incontro di Palazzo Chigi si è arrivati dopo un dialogo a distanza tra governo e industriali durato qualche mese. Renzi a maggio aveva visitato lo stabilimento Merck Serono di Modugno, in Puglia, dove la società tedesca si è impegnata a investire 50 milioni di euro. Altri investimenti sono in arrivo in Campania da parte di Novartis. Lo ha assicurato lo stesso ceo, Joseph Jimenez al presidente del Consiglio spiegando di aver intenzione di scegliere lo stabilimento di Torre Annunziata per la produzione di un farmaco per l’insufficienza cardiaca. Il colosso americano ha destinato all’Italia negli ultimi anni un miliardo di euro ed è pronto a incrementare la ricerca con altri 200 milioni. E sono pronti i piani di rafforzamento di Sanofi, Abbvie e Johnson&Johnson. L’Italia della farmaceutica è vitale: le industrie del settore occupano oltre 62 mila persone (altrettanto nell’indotto) con 6.000 addetti nella ricerca e 28 miliardi di produzione di cui il 70% destinati all’estero. Proprio l’export è cresciuto fortemente: oltre il 40% negli ultimi 5 anni in confronto a una media manifatturiera italiana del 7%. Gli industriali dicono di aver finora remato controcorrente, osteggiati dalla burocrazia, dalle lentezze delle istituzioni e dai continui tagli alla spesa sanitaria. «Ora bisogna sciogliere i nodi che legano il nostro operato», ha commentato all’indomani dell’incontro con il premier Maurizio de Cicco, ammini-stratore delegato della svizzera Roche in Italia. «Continueremo a investire», assicura Alberto Chiesi, presidente della Chiesi Farmaceutici, «se le condizioni di stabilità verranno mantenute ». Gli industriali chiedono in particolare un rafforzamento dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco, che si finanzia anche grazie ai servizi resi alle imprese. «Vogliamo un’Agenzia che velocizzi le autorizzazioni e i controlli — spiega Scaccabarozzi — sempre mantenendo il rigore dovuto ma dandoci la possibilità di essere competitivi». «Oggi voltiamo pagina. Il governo ha dimostrato di aver capito che gli interessi dell’industria sono anche i suoi. La nostra vitalità porta benefici al Paese e alle casse dello Stato», conclude il presidente di Farmindustria, «i ritorni generati dall’industria è come se autofinanziassero la spesa. Dalla Legge di Stabilità è arrivato un segnale positivo, ora speriamo che le Regioni non ci facciano qualche scherzetto, scaricando su di noi i tagli che subiscono. Sarebbe una beffa».
Farmaceutica. De Cicco (Roche): “L’incontro con il governo è un segnale importante, indispensabile sciogliere nodi che ci legano”
“Auspichiamo che sia il primo passo per una collaborazione continua e proficua, volta a ridare slancio ad un settore chiave per il nostro Paese”. A sottolineare l’importanza del vertice tra Big Pharma e il governo è l’Amministratore delegato di Roche, Maurizio De Cicco. Che all’esecutivo chiede in primis “stabilità normativa e chiarezza delle regole”.
07 OTT – Se l’incontro è un fatto positivo e da parte delle aziende farmaceutiche si spera che sia un primo passo di una proficua collaborazione per il bene del sistema salute, dall’altro Big Pharma non si accontenta delle parole e chiede al governo i fatti. In primis “stabilità normativa e rispetto del diritto”. Veri e propri nodi che legano le aziende farmaceutiche che operano in Italia. Questo in sintesi il pensiero di Maurizio De Cicco, amministratore delegato di Roche, all’indomani dell’incontro tra rappresentanti del governo tra cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, e le aziende farmaceutiche presenti in Italia.
“L’incontro con il Governo – ha riferito l’Ad di Roche – rappresenta un segnale importante ed auspichiamo che sia il primo passo per una collaborazione continua e proficua, volta a ridare slancio ad un settore chiave per il nostro Paese”.
“Come azienda e come intero comparto – ha spiegato ancora De Cicco – abbiamo fatto e intendiamo continuare a fare la nostra parte all’interno del Sistema, ma sarà indispensabile sciogliere alcuni nodi che legano il nostro operato. In primis la farmaceutica necessita di stabilità normativa e di rispetto del diritto, fondamentali per garantire un Sistema in cui regni la chiarezza delle regole, dei ruoli e delle competenze, come ad esempio il riconoscimento della legittimità di AIFA come punto di riferimento nazionale a tutela dei pazienti”.
“La determinazione e la volontà di collaborazione emerse in questo incontro – ha concluso l’amministratore delegato di Roche – possono rappresentare il volano per definire ora una chiara metodologia per il riconoscimento dell’innovazione e contestualmente trovare insieme soluzioni al problema della sostenibilità delle terapie innovative. Auspichiamo che questo non si traduca in una penalizzazione per le aziende impegnate nel fornire un contributo concreto in termini di innovazione. Confermiamo la nostra disponibilità ad una partnership proficua con le istituzioni, perché’ oggi innovazione e sostenibilità non possono prescindere da un approccio di responsabilità da parte di tutti gli attori del Sistema Salute”.