Il datore di lavoro può attribuire al dipendente un’automobile sia per finalità di servizio che per utilizzo personale.
La Legge per Tutti – 11 agosto 2021
Sono molte le figure professionali che, per svolgere il proprio lavoro, devono utilizzare un mezzo di trasporto privato. Nei casi di attribuzione di un’auto aziendale il lavoratore si chiede quale tassazione è prevista. Per stabilirlo, innanzitutto, occorre verificare se il mezzo viene concesso solo per le esigenze di servizio oppure anche per l’uso personale. Fatto questo controllo bisogna controllare quale modello di auto è stato concesso in uso al lavoratore.
Auto aziendale: cos’è?
Quando si parla di auto aziendale ci si riferisce alla prassi, diffusa in molte imprese, di concedere un’automobile in uso al dipendente. Di solito, l’attribuzione del mezzo deriva dalla necessità del lavoratore di spostarsi frequentemente da un luogo ad un altro per esigenze di servizio. Basti pensare a tutti i lavoratori che devono presentare i prodotti aziendali sul territorio (come i rappresentanti, i venditori, gli informatori medico-scientifici, etc.).
In questi casi, l’azienda ha due alternative:
- rimborsare al lavoratore le spese di viaggio sostenute per motivi di servizio con la propria auto personale;
- concedere al dipendente un’auto aziendale in uso.
Rimborso spese auto: come funziona?
In ogni caso, tale metodologia non è poi così conveniente per l’impresa che dovrà rimborsare al dipendente gli oneri legati all’utilizzo della macchina adottando, come criterio, i rimborsi chilometrici previsti dalle tabelle Aci che vengono aggiornate annualmente. Il valore economico chilometrico del rimborso dipende dal modello di auto utilizzata dal lavoratore e può anche arrivare alla soglia di 1 euro al chilometro.
Se il lavoratore utilizza una Bmw X7 Xdrive da 400CV avrà diritto al rimborso di euro 1,1159 per ogni chilometro percorso per motivi di servizio.
Auto in uso al dipendente: come funziona?
Il rimborso chilometrico può costituire una voce di costo considerevole, soprattutto se il dipendente percorre migliaia di chilometri ogni anno. Per questo, spesso, le aziende optano per l’assegnazione al lavoratore di un’auto aziendale. In questo caso, il mezzo appartiene all’impresa (che lo ha acquistato o preso in leasing) e viene concesso in uso al lavoratore il quale non dovrà sostenere alcun costo, né di carburante né di manutenzione.
Dal punto di vista fiscale, tuttavia, la situazione è diversa a seconda del tipo di uso concesso al lavoratore. In particolare, se il dipendente può utilizzare l’auto solo per fini di lavoro non ci sarà alcuna somma da assoggettare a tassazione. Diverso è il caso dell’uso promiscuo che si ha quando il dipendente può usare l’auto sia per lavoro che per scopi personali.
Auto ad uso promiscuo: quale tassazione?
Concedere un’auto aziendale ad uso promiscuo al lavoratore significa attribuirgli un benefit. L’utilizzo personale dell’auto, infatti, è un vantaggio che ha una sua rilevanza economica e, dal punto di vista fiscale e contributivo, è equiparabile ad una forma di retribuzione in natura. Per questo, in caso di uso promiscuo, occorre assoggettare una somma di denaro convenzionale, che corrisponde all’utilità economica concessa al lavoratore, a tassazione Irpef e contribuzione sociale.
Per individuare la quota di fringe benefit che deve essere indicata in busta paga e tassata occorre verificare il modello di automobile, sulla base delle tabelle Aci che vengono aggiornate anno per anno.
Il fringe benefit annuale relativo ad una Alfa Romeo Stelvio 2.2 TD 160CV è pari a euro 2.273,39 mentre il valore da assoggettare a tassazione per l’attribuzione di una Opel Astra 2019 1.5 105CV è pari a euro 1.434,26 annui.
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