E, di recente, sono proprio i veterinari (o almeno una parte di essi) che hanno deciso di firmare una lettera aperta destinata all’Aisa (il consorzio delle aziende italiane e delle multinazionali farmacologiche del mercato della salute animale) e al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per chiedere di intervenire su questo “caro-prezzi”, soprattutto in un momento difficile come quello che il nostro Paese sta attraversando. “Negli ultimi anni sono entrati in commercio numerosi farmaci, per uso veterinario, con proprietà antidolorifica e antiinfiammatoria (cosiddetti “painkiller”) – si legge nel testo pubblicato sulla sua pagina Facebook dal dottorOscar Grazioli, esperto di anestesia e terapia del dolore, tra i promotori dell’iniziativa – e questo dato, apparentemente positivo, comporta invece una situazione drammatica, qualora se ne
Ovviamente, tutto ciò ha e sta creando notevoli ostacoli alla terapia del dolore, giustamente definito “un cardine assoluto e imprescindibile della medicina veterinaria“. Anche perché gli animali, a differenza dell’uomo, non possono capire che il dolore che provano in quel momento è transitorio e che può essere sopportato. “I loro meccanismi psicologici – si legge ne testo – li inducono a percepire il dolore come una punizione a causa di un comportamento sbagliato, meccanismo che può sfociare, in caso di dolore cronico non controllato, anche in episodi di aggressività“. Secondo questi dottori, quindi, la conclusione è che lasciare gli animali nella sofferenza (e i proprietari nell’ansia di non poter dare loro le cure necessarie) è: “inaccettabile per un paese che si definisce avanzato e civile“. Noi non possiamo che essere d’accordo. Cosa risponderanno ora Aisa e Governo?
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