M5S. Aifa: se non fa il suo dovere, a cosa serve?

L’Aifa è una realtà nella quale troppi conti non tornano e un governo che fosse davvero interessato a farla funzionare correttamente, per la tutela dei cittadini in primis, ci avrebbe già messo mano da un pezzo.

Scritto da M5S Camera News pubblicato il 22.09.14

Vi è mai capitato di recarvi in farmacia, presentare la vostra ricettarichiedere un farmaco e sentirvi rispondere che non è disponibile? E poi uscire, andare in una seconda farmacia chiedere lo stesso farmaco (può essere un antidepressivo, un farmaco per la cura del Parkinson o per l’ipertensione o magari un farmaco salva vita, un antiepilettico, antiasmatico, o un farmaco antitumorale) e sentirvi rispondere “li ordiniamo ma non arrivano”? Lo sapete qual’è il motivo?

Si tratta della cosiddetta esportazione parallela. Ovvero, farmaci vengono acquistati all’ingrosso in Italia e poi venduti all’estero a prezzo maggiorato dal 20 al 60%. Questa pratica è consentita dalla normativa europea sulla libera circolazione delle merci e dal fatto che le farmacie italiane, secondo una norma del 2006, possono agire da grossisti. Così, ad esempio, il Cymbalta, un antidepressivo che nelle nostre farmacie costa 24,90 euro, va a finire in Germania dove viene venduto a 87,68 euro. C’è poi anche il caso del Leukeranantitumorale utilizzato nel trattamento di linfomi non-Hodgkin e di adenocarcinomi ovarici, prodotto da Aspen che, dopo essere stato “nascosto” lungamente al mercato italiano, viene rimesso in commercio con il prezzo potato, per singola confezione, dai precedenti 7,13 euro a 94,95.

Di fronte a queste palesi distorsioni abbiamo interrogato il ministro Lorenzin per chiederle il perché di questo aumento spropositato del prezzo del Leukeran, alla luce del fatto che l’azienda produttrice non ha dovuto fare nessun esborso aggiuntivo rispetto all’immissione in commercio, che risale al 2000, e come intenda affrontare il grave problema della carenza periodica di farmaci.

Oltre ai quesiti che abbiamo sottoposto al ministro, a monte ce n’è un altro da fare: a cosa serve l’AIFA, l’Agenzia che dovrebbe garantire l’accesso dei cittadini al farmaco, seguire l’immissione in commercio, il controllo delle officine produttive e della qualità di fabbricazione, verificarne la sicurezza, l’appropriatezza d’uso, la negoziazione del prezzo e molto altro ancora? La domanda si impone seriamente nel momento in cui continuano a ripetersi casi come quello del Leukeran, se l’Agenzia non interviene rispetto a truffe ai danni del Servizio Sanitario (come quella ipotizzata per Avastin Lucentis), se consente l’acquisto di un farmaco antivirale come il Tamiflu, costato alle casse pubbliche 50 milioni di euro, rivelatosi poi inefficace.

L’Aifa è una realtà nella quale troppi conti non tornano e un governo che fosse davvero interessato a farla funzionare correttamente, per la tutela dei cittadini in primis, ci avrebbe già messo mano da un pezzo.

Invece, nulla. Però in compenso Lorenzin commissaria l’Istituto Superiore di Sanità, nei confronti del quale è stata adottata una procedura che non esitiamo a definire forzata strumentale.

Noi sull’Aifa viogliamo vederci chiaro. Sono mesi che abbiamo cominciato a scavare e non ci fermeremo fino a quando la situazione non cambierà radicalmente.

Farmaci introvabili, l’odissea dei pazienti

Mario De Fazio – 21 settembre 2014 – IL SECOLO XIX Savona

Savona – Un’odissea quotidiana. È quanto vivono centinaia di pazienti che ogni giorno si mettono alla ricerca di farmaci che non si riescono a trovare nelle farmacie di mezza provincia. Pellegrinaggi giornalieri, dietro ai quali potrebbe non esserci solo un perverso meccanismo meramente speculativo, attraverso il quale – sfruttando le disparità di costo per medicinali nei diversi Paesi europei – case farmaceutiche, grossisti e, almeno in teoria, anche farmacie, rivendono farmaci all’estero invece che in Italia perché – banalmente – in questa maniera ci guadagnano di più.

Il fenomeno riguarda tutta Italia ma a Savona sembra avere effetti ancora più deleteri. Un’anomalia che pone seri disagi a malati, che spesso si trovano costretti ad affrontare peripezie e trasferte per poter acquistare farmaci delicati, come gli anti-depressivi o quelli adoperati per contrastare malattie neurologiche. A confermarlo non c’è solo il presidente dell’ordine dei farmacisti di Savona, Giovanni Zorgno, ma anche il Movimento Consumatori che da mesi sta raccogliendo segnalazioni di cittadini esasperati.

Il (perverso) meccanismo, in molti casi, è semplice: essendo scaduti i brevetti italiani di alcuni “generatori” – i farmaci che sono stati brevettati in passato e che vengono poi “copiati”, nel principio attivo e nella composizione dai generici – i prezzi sono crollati, arrivando in qualche caso a toccare la metà del costo originario. E così alcuni di questi prodotti farmaceutici prodotti dalle case farmaceutiche in base alla richiesta di mercato – vengono piazzati su mercati esteri, in Paesi dove quegli stessi farmaci non sono ancora a brevetto scaduto. E dove, ça va sans dire, possono essere venduti a prezzi maggiori. Così grossisti e alcuni farmacisti (ma solo quelli autorizzati a rivendere) ottengono più guadagni provocando, però, la penuria di quegli stessi prodotti nelle farmacie nostrane.

Gli esempi di farmaci “introvabili” sono numerosi: si va da anti-depressivi come il Cymbalta, il Wellbutrin e lo Elontril a farmaci anti-epilettici o in generale adoperati per malattie neurologiche, come il Lyrica. Ma anche potenti anti-infiammatori come il Pentasa o un anti-asmatico come l’Assieme risultano più difficili da scovare che il classico ago in un pagliaio. E a nulla sembrano valere le schede di segnalazione che ogni farmacia è tenuta a inviare in caso di assenza di un farmaco. Clamoroso il caso della farmacia Zorgno, in piazza Diaz, di proprietà dello stesso presidente dell’Ordine. «Dal 22 agosto ad oggi abbiamo inviato 74 schede di segnalazione per farmaci assenti – spiega il dottor Zorgno -. Le segnalazioni arrivano a Federfarma che poi provvede a girarle a Comuni e Asl che attivano, nel caso, i controlli del Nas. I farmaci che prendono altre vie, dovrebbero essere sottoposti a controlli ma è difficile spesso individuare l’anello della catena su cui intervenire. Spero che non ci siano farmacie che “giocano” su questo versante: abbiamo già provveduto a segnalare attività illecite e ci sono casi di farmacie, a ponente, che sono sotto processo. Continueremo a vigilare ma il meccanismo è complicato perché diverse farmacie savonesi si servono anche da grossisti lombardi o piemontesi».

 

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