AIFA. Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Gennaio-Giugno 2022
Farmacie Notizie & Formazione – 17 novembre 2022
Nei primi sei mesi dell’anno in corso le ricette emesse sono state pari ad oltre 287 milioni, corrispondenti a una media di 4,85 ricette per cittadino. Le confezioni di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale sono state oltre 537 milioni, con un aumento del 2,7% rispetto al primo semestre 2021.
A livello pro-capite, ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia mediamente 9 confezioni di medicinali a carico del Sistema sanitario nazionale, con un prezzo medio pari a 9,35 euro.
Il contributo delle farmacie
A livello generale, i connazionali hanno sostenuto un costo pari a oltre 753 milioni di euro di quote di partecipazione sui farmaci, di cui il 72% dovuto alla differenza di prezzo rispetto al valore di rimborso.
A livello regionale, infine, la spesa è andata calando solo in Umbria e in Campania, mentre il numero delle ricette è aumentato in tutte le altre Regioni.
AIFA. Monitoraggio spesa farmaceutica
L’AIFA effettua il monitoraggio mensile dei dati di spesa farmaceutica e comunica le relative risultanze al Ministero della salute e al Ministero dell’economia e delle finanze con la medesima cadenza. Al 31 maggio, al 30 ottobre e al 31 dicembre di ogni anno l’Agenzia verifica l’eventuale superamento a livello nazionale dei tetti di spesa, sia della spesa farmaceutica convenzionata (7,96% del fabbisogno sanitario nazionale) sia per acquisti diretti (6,69% + 0,2% del fabbisogno sanitario nazionale).
Il monitoraggio della spesa farmaceutica è condotto sulla base dei dati di spesa convenzionata e delle Distinte Contabili Riepilogative (DCR) acquisite dalle Regioni, nonché dei dati acquisiti dal Nuovo Sistema Informativo Nazionale (SIS) del Ministero della Salute, relativi alla tracciabilità del farmaco (DM 15 luglio 2004).
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Confindustria Dispositivi medici
Fra gli indicatori analizzati dal Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici, un particolare approfondimento è dedicato alla spesa sanitaria. Nel 2021 è risultata essere pari a 127,8 miliardi, in aumento del 4,2% rispetto al 2020. Secondo quanto indicato all’interno del Documento di Economia e Finanza, la previsione è che alla fine del 2022 la spesa sanitaria sarà pari a 131,7 miliardi, con un aumento del 3%. La spesa in dispositivi medici ha rappresentato il 5,7% della spesa sanitaria arrivando a 7,2 miliardi di euro, in aumento del 4,5% rispetto al 2020 e del 13% rispetto al 2019. I dispositivi medico-diagnostici sono la componente che ha avuto l’incremento maggiore, contrariamente agli impiantabili attivi, come ad esempio pacemaker o impianti cocleari, che hanno visto una contrazione della spesa. A livello regionale il Veneto ha registrato la contrazione maggiore, -9,5%, mentre la provincia autonomia di Bolzano l’incremento maggiore.
La spesa pro-capite in dispositivi medici nel 2021 si è attestata a 122,6 euro, in crescita del 4,5% rispetto al 2020. Nella provincia autonoma di Bolzano si è speso maggiormente per persona (203,6 euro) mentre la Lombardia è la regione in cui si è speso meno (92,5 euro).
Confindustria Dispositivi Medici. Il payback mette a rischio le forniture agli ospedali
«Se il Governo non cancella il payback – ha dichiarato il presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – deve avere il coraggio di dire chiaramente ai cittadini che non è in grado di erogare salute pubblica. Se non viene fatta una seria programmazione sanitaria e si continuano a bandire gare la cui somma dei valori aggiudicati supera il fondo sanitario regionale a disposizione, le Regioni proseguiranno a sforare i tetti di spesa tutti gli anni. Il payback con i tetti di spesa imposti non è altro che un modo per spostare sulle aziende fornitrici una parte dei costi sanitari che il Servizio sanitario dovrebbe erogare per curare i cittadini, ma che lo Stato non vuole pagare. Le imprese dei dispositivi medici non possono risanare i debiti delle Regioni e gli sforamenti di spesa, anche dovuti al Covid. È inaccettabile che il Governo non capisca l’impatto di un tale sistema sull’industria della salute e non comprenda le dinamiche e le conseguenze di questo provvedimento.
(Articolo integrale su Sanità 24 Il Sole 24ORE – 17 novembre 2022)
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