NewsNote di redazione

Volete battere la crisi? Investite su voi stessi, la vostra retribuzione aumenterà. N.d.R.

A poter sorridere lo scorso anno sono stati comunque anche gli informatori scientifici del farmaco che non si possono lamentare avendo visto aumentare la loro retribuzione del +5,3%.

Volete battere la crisi? Investite su voi stessi per cercare di diventare dirigenti o quadri. La distanza delle loro retribuzioni rispetto a impiegati e operai continua infatti a crescere: un direttore generale guadagna circa 7 volte quanto un barista.

18 GIUGNO 2015 – fanpage.it

La scelta di una professione è sempre delicata, tanto più in un paese come l’Italia che dopo una recessione durata alcuni anni stenta a ritrovare una crescita economica degna di tale nome. Eppure persino in periodi di crisi esistono figure professionali che riescono non solo a evitare contraccolpi ma anche a veder salire le proprie entrate economiche. Dal XIX Rapporto sulle Retribuzioni in Italia del settore privato elaborato da OD&M Consulting (società specializzata in consulenza per la selezione del personale del gruppo Gi Group) emerge un quadro ricco di luci e ombre, dove però alcuni segnali sono chiaramente evidenti.

Anzitutto in Italia a “tirare” sono da alcuni anni (e la tendenza è confermata anche dai numeri del 2014, gli ultimi disponibili) le figure professionali legate alla funzione vendite, mentre quelle legate alla produzione sono in calo sia come numero sia come retribuzioni. La cosa non sorprende, in un paese che sta assistendo a una graduale deindustrializzazione, così come non dovrebbe destare troppo scalpore il fatto che a segnare i maggiori incrementi retributivi sono state le figure dirigenziali, tra le quali (come per i quadri intermedi) è semmai ulteriormente aumentata la distanza tra le figure meglio e peggio retribuite.

Ferme al palo o poco più, con una distanza sempre maggiore dai “pochi felici” che riescono a rimanere tra i dirigenti e i quadri a fronte di un settore privato che va ancora espellendo forza lavoro o trasformando lavoratori dipendenti in lavoratori indipendenti e collaboratori (non solo nel settore industriale ma anche nel terziario, ad esempio nel caso delle banche), impiegati e operai, con retribuzioni sempre più schiacciate verso il basso che dunque subiscono appieno gli effetti della deflazione salariale che in questi anni è stata il prodotto delle politiche di austerity, che hanno penalizzato la domanda interna, e del tentativo di recuperare competitività da parte delle aziende italiane agendo sul lato dei costi piuttosto che tramite nuovi investimenti.

Ma chi ha guadagnato maggiormente terreno lo scorso anno? Tra i dirigenti sono stati i country manager (+9,1% nell’ultimo anno), seguiti dai direttori commerciali (+8,9%) e dai responsabili sistemi qualità (+5,7%) a segnare i maggiori incrementi retributivi, coi country manager (figura cui solitamente ricorrono multinazionali estere prive di filiali in Italia) saliti a oltre 126.500 euro annui in media, a poca distanza dai direttori generali, che restano la figura manageriale meglio pagata del “bel paese” con poco più di 132.600 euro ma che nel 2014 hanno visto crescere la propria retribuzione “solo” dell’1,6%.

A conferma di quanto detto circa lo scarso “appeal” delle figure legate alla produzione, i manager più penalizzati sono stati i responsabili di stabilimento (con una retribuzione in calo dello 0,2% rispetto al 2013) e i responsabili manutenzione di stabilimento (-3,9%) che con poco più di 82.800 euro l’anno di retribuzione media sono ormai la figura manageriale meno pagata dalle aziende italiane (che del resto gli stabilimenti continuano a chiuderli, quindi hanno anche minor bisogno di effettuarne la manutenzione).

Per i quadri il 2014 non ha portato grosse novità: le retribuzioni medie restano largamente inferiori a quelle dei dirigenti salvo che per i responsabili corporate banking, che con poco più di 81.500 euro annui (in calo dello 0,4% rispetto al 2013) si avvicinavano appunto ai dirigenti responsabili di manutenzione di stabilimento. A veder salire la busta paga sono stati i responsabili canali di vendita (+4% a poco più di 68.500 euro annui) e i responsabili linea di vendita (+1,7%), mentre i cali più marcati sono toccati ai responsabili laboratorio qualità prodotti (-4,6%), ai business unit manager (-6%) e agli specialisti di amministrazione (-6,6%, con poco più di 44.600 euro medi annui la figura meno pagata tra i quadri).

Se la forbice tra il meglio e il peggio pagato tra i quadri è cresciuta (un responsabile corporate banking ormai guadagna circa 1,8 volte uno specialista di amministrazione) oltre i livelli che si registrano tra i dirigenti (i direttori generali guadagnano in media 1,6 volte i responsabili manutenzione di stabilimento), anche tra operai le distanze sono aumentate. Tra la figura di impiegato più pagata, il responsabile di stabilimento (circa 45.800 euro l’anno, in crescita dell’1,9%) e la meno pagata, l’addetto di infermeria (poco più di 21.700 euro l’anno, in calo del 2%) la distanza è ora di oltre 2,1 volte, con un gap dunque più ampio di quelli esistenti tra quadri e tra dirigenti.

A poter sorridere lo scorso anno sono stati comunque i responsabili business development, arrivati a oltre 43.100 euro anni di retribuzione (+9,3%) e superando così sia i capi area (poco meno di 42.200 euro, +2,6%) sia i responsabili commerciale (meno di 41.900 euro di paga, -0,7%). Non si possono lamentare neppure gli informatori scientifici del farmaco (+5,3%), mentre gli addetti al data entry (-2,2%) hanno subito l’arretramento retributivo più marcato ed ormai guadagnano meno degli addetti di call center (22.803 euro contro 22.825 euro, rispettivamente).

Per gli operai, infine, le retribuzioni sono in linea o inferiori a quelle degli impiegati meno pagati, anche nel caso di posizioni di responsabilità che implicano la qualifica di “capo”. Nel caso degli operai, tuttavia, si rileva il minore scarto retributivo tra una figura professionale e l’altra: i capi turno, la funzione meglio pagata (oltre 31.700 euro, in crescita del 4,8% nell’ultimo anno), guadagnano solo un 12% in più dei capi squadra manutenzione (oltre 31.300 euro, in crescita del 14%), un 35% più degli addetti alle spedizioni (sopra i 30.600 euro, +13,6%) e meno del 50% in più dei capi squadra produzione (30.190 euro o poco più, +5,2%).

In fondo alla scala retributiva restano figure poco qualificate come baristi (20.500 euro) e saldatori (19.700 euro), rispetto ai quali i direttori generali guadagnano ormai circa 7 volte tanto. Da notare come i dati siano valori medi e dunque è pressoché certo che esistano scarti tra singoli casi ancora superiori. Verrebbe da pensare che la crisi la sta pagando, e rischia di pagarla anche in futuro, chi non ha avuto la possibilità o la capacità di investire su se stesso per qualificarsi. Studiare e fare esperienza, meglio se all’estero, resta dunque ancora la sola ricetta da consigliare a chi non voglia arrendersi alla crisi.

Notizie correlate: In busta paga la crisi non è uguale per tutti. Le retribuzioni più alte spetterebbero agli informatori scientifici del farmaco (+54,1% della media). Qual è lo stipendio di un Informatore Scientifico

Qual è lo stipendio di un Informatore Scientifico

N.d.R.: nella premessa l’articolo dice che “ … persino in periodi di crisi esistono figure professionali che riescono non solo a evitare contraccolpi ma anche a veder salire le proprie entrate economiche”.

La suddetta affermazione può risultare fuorviante se applicata agli Informatori scientifici. La crisi non ha nemmeno sfiorato il settore farmaceutico, i dati ISTAT lo testimoniano ampiamente. Nonostante ciò dal 2007 al 2014 sono stati licenziati 13.400 informatori, almeno un terzo degli informatori che operavano in Italia.

Il motivo è la “rifocalizzazione” degli obiettivi degli industriali farmaceutici. La cosiddetta “primary care” non rende più a causa dei generici e quindi viene abbandonata, o quasi, e gli informatori che vi si dedicavano vengono licenziati e ridotti ai minimi termini, semmai si punta agli aspetti più commerciali con neoassunti a partita IVA (o falsa partita IVA). I farmaci a brevetto scaduto rappresentano oramai oltre la metà (51,1%) della spesa farmaceutica convenzionata ed il 70,4% del cosumo (dati OsMed gen-set 2014)

Si punta su farmaci biotecnologici, ad alta specializzazione con prezzi stratosferici e con pochi costi fissi (così chiamano gli ISF). I pochi Informatori addetti a questi farmaci probabilmente sono meglio remunerati, non abbiamo comunque elementi per affermarlo.

Da qui a dire che la professione di ISF è un’isola felice, come si potrebbe intendere, ce ne passa!

 

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

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