Ma per Claudio Palombi presidente del sindacato Anmefi di categoria il dato va visto in positivo. «In un contesto dove difficilmente è confutabile la certificazione del medico di famiglia, di norma veritiera, un 25% di imprese valuta importanti i nostri controlli, capisce che facciamo recuperare soldi alla collettività: non solo quando non troviamo in casa chi finge di essere malato, ma anche quando non troviamo il lavoratore che, pur malato, si è assentato un attimo. Ricordo che per legge prima di uscire negli orari di controllo si devono avvertire Inps di zona e datore di lavoro, se non lo si fa scatta la sanzione, 10 giorni di malattia non pagati. Le sole sanzioni verso i lavoratori non reperiti nel 2012 all’Inps hanno fatto recuperare 17 milioni di euro, cifra quasi pari ai 18 milioni che in questo 2015 costeremo noi medici fiscali. In termini di riduzione delle prognosi, poi, i nostri controlli nel 2012 hanno fatto risparmiare altri 10 milioni».
Altro dato inedito dell’indagine Gidp: le assenze di pochi giorni non sarebbero così diffuse. Il 30% dei direttori personale dichiara che l’assenza media in azienda va da 4 a 5 giorni, scende a 3 giorni per il 25% e a 2 per il 22. L’autocertificazione richiesta dai sindacati Fimmg e Snami non serve? «I colleghi medici di famiglia hanno dati, capacità e numeri per certificare ma gli assistiti di fronte a un diniego possono cambiare curante. Così si sostiene che uno o due giorni di malattia non giustifichino l’intervento del curante. Il Polo unico delle visite fiscali con contratti orari la strada cui stiamo lavorando – conclude Palombi – ma lascia un po’ perplessi che per realizzare i controlli sia sul privato sia sul pubblico l’Inps chieda soli 35 milioni».