La pandemia influenzale (H1N1) che sta attraversando l’Europa e che avrà il suo massimo di diffusione nel nostro Paese nei mesi invernali, fa nascere legittimi interrogativi sui rischi di infezione ai quali sono esposti gli informatori scientifici del farmaco nell’esercizio della loro professione.
Premettiamo subito che il virus AH1N1 in atto è responsabile di una sindrome influenzale equivalente a qualunque altra viremia influenzale che in atto ha prodotto mortalità e morbilità in percentuale contenute, rispetto alle epidemie influenzali stagionali.
Sulla base di tali osservazioni, e la diffusione di notizie che incrementano la paura collettiva in merito ai rischi connessi con l’influenza A tra gli operatori della sanità, si ritiene opportuno che tale pericolo venga in qualche misura ridimensionato anche in previsione di una campagna di vaccinazione. Campagna che comunque, a tutt’oggi, resta coperta di luci ed ombre sia per quanto riguarda i soggetti da sottoporre alla vaccinazione sia per gli eventuali eventi avversi correlati alla somministrazione del vaccino.
L’occasione però è buona per qualche riflessione circa la sorveglianza sanitaria alla quale sono obbligate tutte le Aziende nei confronti dei propri dipendenti in relazione a quanto dettato dal DL 81/08 che così definisce la sorveglianza sanitaria: "insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa".
Nel caso degli Informatori Scientifici del Farmaco l’ambiente di lavoro è rappresentato prevalentemente dai diversi ambulatori ospedalieri e dagli studi medici, luoghi che per definizione possono essere inclusi a pieno titolo tra quelli ad elevato rischio per l’esposizione a fattori biologici ed in maniera particolare per quegli agenti patogeni trasmissibili per via aerea per i quali l’esposizione involontaria a sorgenti di emissione incontrollate si configura elevato.
Per meglio sottolineare le possibili fonti di rischio basta pensare ai reparti di malattie infettive e malattie dell’apparato respiratorio ed agli ambulatori di medicina generale e pediatria che, per ovvi motivi, costituiscono per gli ISF luoghi ad alta probabilità di esposizione a microrganismi patogeni di diversa natura.
Nella popolazione messinese degli stessi ISF si sarebbero già verificati casi di gravi patologie a carico delle vie respiratorie, forse contratte in ambiente ospe