Sanofi, la casa farmaceutica francese, è finita sotto accusa dopo la fuga di notizie circa gli accordi con l’America. Ha sottolineato che i vaccini andranno anche all’Europa, se questa sarà altrettanto efficace nel finanziare gli studi per il vaccino. “In questo periodo gli americani sono efficaci – ha spiegato il Presidente di Sanofi France, Olivier Bogillot, riporta Adnkronos. “Anche l’Ue deve esserlo altrettanto, aiutandoci a mettere a disposizione molto rapidamente il vaccino”, ha proseguito il manager rivelando che l’America ha già previsto di versare centinaia di migliaia di euro, mentre con le autorità europee si è ancora a livello di “pourparler”. Alla fine comunque, ha concluso che ci saranno dosi sufficienti per tutti. Le differenze riguarderanno più che altro le tempistiche di somministrazione.
Oggi sul caso è intervenuto anche il primo ministro francese Edouard Philippe: “La parità di accesso di tutti al vaccino non è negoziabile”. Philippe, che oggi ha parlato con il presidente del consiglio di amministrazione di Sanofi, Serge Weinberg. Quest’ultimo, aveva scritto poco prima in un tweet, “mi ha fornito tutte le necessarie rassicurazioni quanto alla distribuzione in Francia di un eventuale vaccino Sanofi“. Anche il presidente francese Emmanuel Macron è “seccato” dall’annuncio del ceo di Sanofi. Macron sta spingendo affinché i vaccini siano considerati un “bene comune” per l’umanità che non deve essere soggetto alle pressioni del mercato. La prossima settimana ci sarà un incontro con Sanofi nell’ufficio di Macron.
Intanto si prevede che l’ultimo fra i vaccinati potrebbe essere immunizzato addirittura diversi anni dopo il primo. Ai 12-18 mesi necessari per la messa a punto di un rimedio definitivo contro la pandemia, andrebbero aggiunti anche i tempi per la produzione e la distribuzione. Dei 110 gruppi al lavoro nel mondo, ognuno con un approccio tecnico diverso dall’altro, un terzo circa si trovano negli Usa, una quindicina in Europa e altrettanti in Cina. Chi prima otterrà l’immunizzazione, prima potrà riaprire la sua economia. In testa Pechino, con quattro degli otto prototipi già in sperimentazione sull’uomo e dati positivi nelle scimmie.
Fonte: Adnkronos, Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Dire
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