Farmaci, negli Usa storica riforma sul prezzo
La chiamano la via di Biden alla “welfarizzazione” della società americana e tale affermazione non sembra del tutto peregrina se si guarda a quanto successo recentemente a Washington.
Sta per cadere, infatti, uno dei pilastri che oggi distingue la costruzione del servizio farmaceutico americano da quello in voga negli Stati europei, ovvero la libertà per le industrie di fissare a proprio piacimento il prezzo dei farmaci ad uso umano.
Gli Stati Uniti si stanno preparando a lanciare una profonda riforma sul prezzo del farmaco.
I leader del Partito Democratico della Camera dei Rappresentanti, attualmente in maggioranza, hanno pubblicato la proposta di regolamentazione del settore farmaceutico che include, tra gli altri aspetti, la possibilità di negoziare i prezzi dei farmaci non solo per il settore pubblico (ovvero i programmi di assistenza che prendono il nome di Medicare e Medicaid), ma anche, ed è questa l’enorme novità, per il settore privato.
Il nuovo Sistema prevede la creazione di un indice di prezzi esteri di riferimento, all’interno del quale verranno inseriti i prezzi praticati in 6 Paesi: Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito. L’obiettivo finale è, quello di ridurre notevolmente i prezzi praticati negli Stati Uniti.
La strategia prevede due fasi di attuazione. Dapprima permettere al ministero della Salute di negoziare i prezzi dei farmaci sulla base dell’Indice dei prezzi esteri di riferimento per quanto riguarda sia il settore privato che quello pubblico.
La seconda parte della strategia riguarda lo stretto controllo del tasso di incremento di tali prezzi nel corso del tempo.
Per quanto riguarda il piccolo settore pubblico, il Ministero si occuperà subito di negoziare i prezzi dei 250 farmaci che pesano di più sulle casse federali a causa della mancanza di competitori sia nel campo degli
equivalenti che in quello dei biosimilari. Questo comparto, ad esempio, pesa per il 96% delle spese imputate a Medicare sezione B.
La mancanza di un riferimento di prezzi praticati in altri Paesi, non garantirà alle industrie americane dei profitti enormi, seppur limitati nel tempo, in quanto il progetto del Partito democratico prevede un rimborso al Tesoro americano nel caso in cui il prezzo di quel medesimo prodotto, stabilito successivamente in uno dei Paesi del benchmark, sia superiore del 200 % rispetto a quello americano. In tal caso il rimborso sarà pari alla differenza tra i due prezzi.
Le negoziazioni per la fissazione del prezzo non si baseranno solo sull’indice internazionale dei prezzi, ma terranno conto anche del costo della ricerca, del costo di produzione, delle comparabili alternative terapeutiche, delle informazioni sui volumi di vendita nazionali e internazionali.
Sono previste anche pesanti sanzioni per le industrie che si rifiutassero di negoziare o di addivenire ad un accordo sul prezzo. Inizialmente tali sanzioni potrebbero pesare per il 65% del fatturato e nel corso degli anni si potrà raggiungere anche il tetto del95 %. (ML)
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