(Reuters) – Entrerà in vigore il primo ottobre, nel Maryland, la prima legge di un Stato Usa contro l’aumento del prezzo dei farmaci. L’ufficio del Procuratore Generale di questo Stato ha affermato che affronterà i reclami e indagherà sui “rincari insostenibili” dei farmaci generici. E per difendersi ed evitare che altri Stati seguano l’esempio del Maryland, le aziende farmaceutiche starebbero valutando l’idea di ricorrere a un provvedimento giudiziario. Entrambe le parti avrebbero presentato le loro ragioni davanti a un giudice della Corte Distrettuale a Baltimora, le cui intenzioni per ora non sono ancora state rese manifeste.
Se la legge andrà avanti nel suo iter, però, l’ufficio del Procuratore Generale ha promesso che lavorerà con gli economisti della Johns Hopkins University per identificare l’aumento dei prezzi che non sono noti al pubblico. E nel frattempo, i gruppi di difesa dei consumatori stanno invitando i pazienti a denunciare eventuali maggiorazioni dei costi dei farmaci.
Di contro, le aziende farmaceutiche hanno finora sfidato la sorveglianza federale più severa, nonostante gli evidenti casi di aumento ingiustificato dei prezzi. Quelli più eclatanti hanno coinvolto Valeant Pharmaceuticals, che ha aumentato il prezzo di Isoprel e Nitropress, entrambi farmaci per il cuore, rispettivamente del 720% e del 310% dopo la loro acquisizione nel 2015, e Mylan che avrebbe aumentato di sei volte, tra il 2008 e il 2016, il prezzo del salvavita EpiPen.
In quest’ambito, la Legge del Maryland è la più aggressiva mai approvata finora e consente allo Stato di imporre multe e ordinare la riduzione dei prezzi. Ma secondo la Association for Accessible Medicine, un gruppo che tutela le industrie dei generici, la legge sarebbe incostituzionale perché prevede l’intervento di uno Stato individuale nel commercio interstatale. “La questione del prezzo dei farmaci è nazionale, non qualcosa che dovrebbe essere gestita in 50 modi diversi”, ha commentato Jeff Francer consigliere generale dell’associazione.
Il procuratore generale del Maryland, Brian Frosh, avrebbe affermato che gli Stati hanno però un ruolo ben definito nel controllo dell’attività imprenditoriale, per tutelare i consumatori. La legge del Maryland, in particolare, si applica solo a vecchi farmaci senza brevetto, copie di prodotti di marca di solito molto più economiche, che secondo Quintiles IMS Holdings rappresentano circa l’89% del volume di prescrizioni negli USA, ma solo il 26% della spesa farmaceutica totale. Ma l’aumento del prezzo avrebbe colpito duramente i consumatori.
Lo scorso anno, l’U.S. Government Accountability Office avrebbe rilevato che 315 generici avrebbero più che raddoppiato il prezzo dal 2010. Così, secondo Frosh, l’obiettivo è quello di scoraggiare gli incrementi futuri. E altri Stati hanno tentato in passato di porre un freno all’aumento del prezzo dei farmaci.
Il Nevada è stato citato in giudizio per aver approvato una legge, a giugno, che richiede ai produttori di antidiabetici di giustificare gli aumenti oltre un certo limite. Mentre l’anno prossimo, in Ohio, si deciderà se richiedere ai produttori di farmaci di offrire gli stessi sconti concessi al Department of Veterans Affairs. Un simile provvedimento, in realtà, fallì in California lo scorso anno, ma questa settimana è stata approvata in questo Stato una legge che prevede di giustificare aumento superiori del 16% in due anni e che ora è in attesa della decisione finale da parte del governatore.
(Versione italiana Daily Health Industry)
Daily Health Industry – 18 settembre, 2017
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