Usa, condannato per frode il manager di Big pharma più odiato

Martin Shkreli nel 2015 aveva deciso di aumentare del 5mila per cento il prezzo di un farmaco salvavita. Un tribunale federale lo ha giudicato colpevole per reati finanziari legati al periodo in cui era manager di hedge fund.

04 agosto 2017 – R.it

NEW YORK- Sbruffone, spavaldo, imbroglione, divenuto il simbolo del più bieco “capitalismo farmaceutico” americano, Martin Shkreli è stato condannato venerdì per frode  finanziaria e associazione a delinquere, dopo un processo durato cinque settimane nel tribunale di Brooklyn. “Sono veramente innocente”, aveva dichiarato alla prima udienza il “mezzo-lupo di Wall Street”.

E anche dopo la condanna, che ha subito bollato come “una caccia alle streghe di proporzioni epiche” (usando un linguaggio trumpiano), si è vantato di essere stato assolto da alcuni reati più gravi. Ma al di là di tante dichiarazioni a effetto, che continuano a fare la gioia dei tabloid, Shkreli, che ha appena 34 anni, ne rischia ora venti di carcere.

La sua fama è legata al Daraprim, un medicinale per curare le infezioni di cui da un giorno all’altro, come chief executive di un’azienda farmaceutica, aveva alzato il prezzo da 13,5 dollari a 750 per ogni pillola. Quell’aumento astronomico del 5mila per cento, pur consentito dalle leggi di mercato che dominano nella sanità americana, lo aveva reso un bersaglio dei talk-show serali (veniva soprannominato “Pharma Bro”), dei candidati democratici nell’ultima campagna elettorale e soprattutto di un’opinione pubblica esasperata per il costo dei farmaci, che negli Stati Uniti sono molto superiori che in tutti gli altri paesi.

Ma non è stata questa cattiva reputazione, pur meritata, alla base dell’inchiesta che per quattro anni ha tenuto impegnati i magistrati newyorkesi, quanto la propensione di “Pharma Bro” a truffare gli investitori e a maneggiare i soldi degli hedge funds e delle aziende che gestiva come se fossero tutti suoi.

Shkreli guidava due fondi, il Msmb Capital e il Msmb Healthcare. Nel 2011 alcune sue azzardate speculazioni in Borsa si rivelarono disastrose. Ma il giovane “lupo” nascose le perdite raccontando una serie di bugie agli investitori che battevano cassa e chiedevano chiarimenti: “E’ tutto a posto”, rispondeva tranquillo. “Avvocati e società di revisione” hanno il quadro completo della situazione. Ma non era vero: falsava i bilanci.

Poi ha usato segretamente i fondi sottratti da una società farmaceutica di cui aveva preso il controllo, la Retrophin Inc, per rimborsare i creditori impazienti. Anche questo non era certo regolare. E la pubblica accusa ha dimostrato la sua violazione sistematica di tutte le leggi e le regole finanziarie, oltre che la truffa ai danni degli azionisti.

Anche il processo si è svolto in modo insolito. Il presidente del tribunale Kiyo Matsumoto è stato persino costretto a ordinare a Shkreli di tacere in aula e di fronte ai giornalisti per evitare che influenzasse i giurati. Lui allora si è messo a leggere libri nel banco degli imputati, come se l’iter giudiziario non lo riguardasse, lasciando  che l’avvocato difensore si arrampicasse sugli specchi per dimostrare che la frode non c’era stata perché gli investitori erano stati ripagati. Una tesi che ovviamente non ha convinto i giurati, che lo hanno condannato almeno per tre degli otto reati contestatigli.

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