Università, in Albania posti dimezzati per gli italiani

Quest’anno per gli aspiranti medici italiani sarà molto più difficile andare a studiare medicina a Tirana. È questo il risultato di un accordo tra il nostro ministero dell’Istruzione e il rettore dell’Università Cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana. Un accordo che, almeno in parte, dovrebbe risolvere il problema più volte denunciato da Fnomceo, degli studenti italiani che, per aggirare l’ostacolo del test d’ammissione in Italia, vanno in altri Paesi dove l’accesso a medicina è più semplice. E l’Albania è tra i paesi più gettonati. «È un passo avanti» sottolinea Luigi Conte, segretario generale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici «ma si tratta di un risultato parziale e fatto in gran parte per l’opinione pubblica fortemente avversa». Le indiscrezioni parlano di posti dimezzati, dagli 80 dello scorso anno a una quarantina. A cui vanno aggiunti una settantina di posizioni divise tra Odontoiatria, Scienze infermieristiche e Fisioterapia. In totale: nella capitale albanese ci saranno circa 110 nuove matricole «comunitarie» (cioè italiane) contro i 280 nuovi studenti dell’anno passato. Ma le richieste che arrivano dal nostro Paese, in attesa di capire come funzionerà la selezione il prossimo anno, non sembrano diminuire. Anzi. E proprio qui sta il problema, secondo Conte. «Un intervento di questo tipo non basta e serve chiarezza visto le ricadute sul mercato professionale del fenomeno. Il punto» continua «è che non dovrebbero esserci accordi di questo tipo tra Università italiane. In origine si era pensato ad accordi che favorissero l’emancipazione e lo sviluppo delle università albanesi. Bisognerebbe tornare al vecchio intento di mandare in Albania i nostri professori e non i nostri studenti. La cui fuga» conclude Conte «va stroncata in modo definitivo».

Marco Malagutti

Martedì, 09 Settembre 2014 – Doctor33

Laurea in farmacia, per la riforma dell’esame di Stato tempi lunghi

Per la riforma dell’esame di stato per la professione di farmacista si dovrà attendere ancora. È quanto si evince dalla relazione dell’ultimo Consiglio nazionale Fofi, svoltosi lo scorso 25 giugno, che ha dedicato un breve stralcio anche alla formazione professionale. “Prosegue il suo percorso anche l’iniziativa sulla riforma del Corso di Studi e dell’Esame di Stato” recita il testo. “Il Comitato centrale ha approvato l’istituzione di una Commissione federale per elaborare uno schema di riforma che verrà poi discusso con tutte le componenti professionali come è accaduto per la proposta relativa al Corso di studi”. Non esattamente l’iter ventilato a Farmacista33 da Ettore Novellino, che, con la Conferenza nazionale dei Direttori di farmacia e farmacia industriale, aveva elaborato un documento, sottoposto a Fofi già la primavera scorsa, nel quale si prevedeva un allargamento delle competenze professionali, per aggiornare una normativa ferma al 1957. Negli auspici dei direttori di facoltà le nuove competenze, dal monitoraggio dell’aderenza prescrittiva alla progettazione e organizzazione dei servizi in farmacia, una volta arrivata la valutazione positiva di Fofi, avrebbero dovuto intraprendere l’iter per la conversione in atto legislativo. Dalla Federazione, però, arrivano segnali di altro tenore e, tenuto conto che la Commissione federale deve essere ancora nominata e che una volta definito uno schema di riforma deve essere discusso con tutte le componenti professionali, è probabile che i tempi per arrivare alla riforma dell’esame di stato saranno più lunghi di quanto ipotizzato.

Marco Malagutti

Martedì, 09 Settembre 2014 – Farmacista33

 

Exit mobile version