Enti assistenziali Onaosi, missione tradita? “Il collegio-convitto per gli orfani dei sanitari italiani in Perugia, eretto in ente morale con regio decreto 20 luglio 1899, provvederà, a norma del suo statuto di fondazione, al mantenimento, alla educazione ed alla istruzione così degli orfani che delle orfane bisognosi dei medici, chirurghi veterinari e farmacisti gravati del contributo obbligatorio o volontario di cui all’articolo seguente”.
Questo l’articolo 1 dello statuto dell’Onaosi. La Legge n. 306/1901 ne ha poi regolamentato l’esistenza trasformando in ente pubblico. Nel 1977 il Governo lo classificò come “ente inutile” e nel 1994 la Legge n. 509 ne decretò la trasformazione in “fondazione privata” finanziata con i contributi degli iscritti e
dei simpatizzanti e alla quale potevano aderirvi volontariamente anche i medici convenzionati ed i liberi professionisti. Nel 2002 una modificazione della lettera dell’articolo 2 dello statuto ha introdotto l’obbligatorietà del contributo per “tutti i sanitari iscritti agli ordini professionali italiani dei farmacisti, medici chirurghi, odontoiatri e veterinari, nella misura stabilita dal consiglio di amministrazione della fondazione, che ne fissa misura e modalità di versamento con regolamenti soggetti ad approvazione dei ministeri vigilanti ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509”. Questa atto dovrebbe portare
nella casse dell’ente circa 70 milioni di euro.
Durante questo processo di metamorfosi, secondo alcuni, l’Onaosi sarebbe venuto meno ai propri principi fondanti orientando le proprie attività verso la gestione del patrimonio piuttosto che al sostegno degli orfani.
Uno di questi è dottor Nicola Pellegrini, iscritto all’Ordine dei Medici della Provincia di Roma, che ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma poiché, secondo lui, esisterebbero delle gravi irregolarità nella gestione dell’Onaosi. A riprova della propria tesi il dottor Pellegrini riporta il caso di una residenza per anziani recentemente inaugurata a Montebello (Pg) che offre soggiorni a prezzi ridotti. Sfugge, secondo l’autore della denuncia, come tale progetto sia conforme alla missione originaria dell’Ente.
In particolare nella denuncia vengono discussi i criteri che regolano l’accesso alle prestazioni dell’ente che sarebbero organizzati in modo che “I posti vengono attribuiti in base ad un particolare schema di graduatoria per cui alcuni possono sempre godere del servizio ed altri ne sono sempre, matematicamente esclusi. Inoltre – si legge nella denuncia – un criterio di selezione si basa sugli anni di contribuzione: ne deriva che tutti coloro i quali
sono divenuti contribuenti obbligatori per effetto della legge 289/2002 non potranno, per lunghi anni (almeno 30), godere delle prestazioni dell’Onaosi.
Quindi – si chiede il medico – pagano per ottenere cosa?”.
all’Autorità Giudiziaria di appurare se le attività
dell’ONAOSI siano concretate correttamente, in
sintonia con l’originaria legge del 1901, ovvero se
con le modifiche apportate allo statuto si violino le
norme imperative della Costituzione e di altre leggi
dello Stato. Inoltre chiedo che l’Autorità Giudiziaria
appuri se sia legittima o meno l’obbligatorietà di
contribuzione e di sostegno ad una attività privata,
ancorché avallata da una legge dello Stato”.