Dal primo gennaio di quest’anno è partita una moratoria volontaria delle aziende farmaceutiche americane contro i regali ai medici statunitensi. Lo scopo, fare piazza pulita dei gadget con marchio ben in vista, nel tentativo di ridimensionare un fenomeno più ampio. Non è solo una questione di penne, infatti, ma anche di veri e propri pezzi da collezione come i dispenser per sapone Zoloft, le tazze Lipitor e le brillantinate T-shirt Fargan. Il codice di auto-regolamentazione è stato redatto dalla Pharmaceutical Research and Manufacturers of America, organizzazione che raccoglie i colossi industriali del Paese e che già nel 2002 aveva stilato un protocollo simile contro gli omaggi più dispendiosi, dai biglietti per le partite alle vacanze spesate.
Ad essere colpiti direttamente saranno, in primis, i produttori e distributori di questo tipo di materiale promozionale, business che vanta un giro d’affari annuo di circa 19 miliardi di dollari e che ne perderà almeno uno a causa di questa auto-limitazione da parte delle aziende farmaceutiche. Alta è infatti l’adesione delle industrie del settore: una quarantina, incluse big come Eli Lilly & Company, Johnson & Johnson e Pfizer. D’altro canto le critiche, come sempre, non mancano, a partire dalla constatazione che sarà ancora possibile ai produttori di farmaci di finanziare o sponsorizzare cene per i medici e i loro staff. Per citare qualche numero, secondo Ims Health, che fornisce analisi del comparto health care, lo scorso anno le aziende del farmaco hanno speso circa 16 miliardi di dollari in campioni gratuiti e 6 miliardi in cene di presentazione, penne e campioni vari.
Quanto ai medici, in passato si sono già mossi autonomamente: risale a 10 anni fa la creazione di No Free Lunch, gruppo di pressione creato dal dott. Robert Goodman, internista del Montefiore Medical Center di New York. L’obiettivo? Evitare che lui e i suoi colleghi, tra stetoscopi, abbassalingua e penne varie, fossero costretti a girare per i reparti coperti di loghi e marchi come piloti di Formula Uno. Tuttavia, dalla Pharmaceutical Research and Manufacturers of America precisano: l’accordo firmato non è certo un’ammissione del fatto che i gadget in questione possano influenzare i medici e le loro prescrizioni, ma una misura che enfatizza la natura della relazione tra industrie e medici. Quella cioè dell’informazione scientifica e dell’aggiornamento professionale.
Fonti
No Mug? Drug Makers Cut Out Goodies for Doctors, New York Times 31 dicembre 2008
Fonte: www.pharmamarketing.it
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