Una card con i dati sanitari. Ma in Italia il Sud non aderisce Anche acquistare un farmaco sarà più facile, con la cartella clinica elettronica Ci si potrà spostare con più sicurezza in questi dodici paesi
ROMA – La storia clinica di ogni persona racchiusa in una card elettronica. Una banca digitale europea che raccoglie tutti i dati relativi allo stato di salute di milioni di cittadini. Tutto nasce dall’accordo raggiunto da dodici Paesi europei, compresa l’Italia. Il protocollo operativo d’adesione al Consorzio sarà firmato il prossimo 22 settembre.
In Italia, per il momento, solo dieci regioni hanno aderito al progetto europeo. Mancano all’appello tutte le regioni del Sud.
Costo iniziale 22 milioni di euro, per metà a carico dell’Unione Europea. La Svezia sarà la coordinatrice del progetto, quindi avrà una quota di finanziamento più alta degli altri Paesi, mentre la Lombardia farà da capofila alle altre regioni. Prima verifica nel 2011. Il sistema dovrebbe funzionare a pieno regime entro il 2015.
Al momento è la Spagna che dispone di un avanzato sistema di archivio medico digitalizzato tra i Paesi che hanno aderito al progetto europeo "Smart Open Services". Molti e non di poco conto gli ostacoli da superare: dalla differenza linguistica alle diversità dei sistemi informatici e alle diverse leggi sulla privacy.
Ma come funzionerà, in pratica, il sistema? Ecco alcuni esempi. Un cittadino decide di andare in vacanza in Spagna, ma lì si ammala. Il medico spagnolo non sa nulla delle condizioni di salute del paziente. Ma niente paura con la "cartella clinica" digitalizzata che il turista si è portato dietro e dopo il suo consenso il medico potrà accedere al "Patient summary" dove sono sintetizzate le malattie che l’hanno colpito. Lo stesso discorso vale per le medicine. Se il turista segue una particolare terapia tutti i medicinali prescritti in Italia sono elencati sulla "cartella clinica" elettronica. Se, invece, il medico spagnolo decide, dopo aver preso visione di tutti i dati, può prescrivere al paziente un nuovo farmaco con l’obbligo di segnalarlo per via elettronica al sistema sanitario italiano. E l’Italia dovrà bruciare le tappe per essere pronta al momento dello start del nuovo sistema informatico. Il rischio è che molte regioni, quasi tutte del Sud, rimangano fuori dal sistema. Nel nostro Paese solo la Lombardia ha messo in piedi un sistema informatico a livello regionale. Con la Carta regionale dei servizi il cittadino lombardo ha accesso a tutti i servizi sanitari e sulla card sono registrati tutti i suoi dati, dalla tessera sanitaria al codice fiscale, dalle patologie alle cure che ha seguito o sta seguendo.
In Toscana l’assessorato alla sanità sta lavorando permettere in funzione un sistema informatico regionale. «Per il momento abbiamo digitalizzato tutta la diagnostica per immagini, dalle lastre alle Tac, – afferma l’assessore alla Sanità Enrico Rossi – il tutto investendo 120 mila euro e risparmiandone 60 mila perché non vengono più acquistati i liquidi per lo sviluppo delle pellicole. Purtroppo la realtà sanitaria italiana è molto complessa: alcune regioni non ce la fanno a rientrare dal deficit e segnano il passo anche su progetti come quello europeo sulla banca sanitaria digitale».
Nell’ambito del progetto europeo all’Italia è stata la responsabilità di realizzare i servizi di sicurezza del sistema informatico, di sviluppare i siti pilota e la verifica del funzionamento dei vari sistemi di collegamento con le strutture sanitarie pubbliche ed i medici. Messo a punto il sistema, la seconda fase servirà a coordinare e connettere i dati al "cervello" europeo.
L’archivio digitale della Spagna
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