L’annuncio martedì della chiusura della sede di Ginevra della società di biotecnologia Merck Serono, dove lavorano 1’250 persone, ha suscitato un’ondata di stupore in Svizzera. La stampa non esita a parlare di «martedì nero».
La chiusura avverrà entro l’estate 2013, ha indicato il gruppo chimico-farmaceutico Merck KGaA, proprietario della società ginevrina. Cinquecento posti di lavoro saranno cancellati e altri 750 saranno trasferiti altrove. A questi vanno aggiunti altri 80 impieghi soppressi nel canton Vaud.
Le attività amministrative ginevrine saranno concentrate a Darmstadt, in Germania, mentre parte delle attività di ricerca e sviluppo saranno trasferite nelle sedi di Boston e Pechino.
Questo per «beneficiare in modo ottimale delle competenze scientifiche del polo biotecnologico nella metropoli americana e di assicurare uno sviluppo di punta nei mercati in crescita», ha indicato la multinazionale.
La ristrutturazione ha fatto l’effetto di una bomba. 24 Heures non esita a parlare di uno «tsunami sulle rive del Lemano», mentre diversi altri quotidiani sottolineano che si tratta di una «giornata nera» per la Svizzera. Le Temps sottolinea infatti che si tratta del «più grande licenziamento collettivo mai avvenuto nella Svizzera romanda».
Taglio brutale
«Per la piazza economica ginevrina si tratta di una perdita dolorosa e di un segno che nei cantoni occidentali della Svizzera gli anni delle vacche grasse appartengono forse al passato», scrive la Neue Zürcher Zeitung, ricordando il massiccio arrivo di multinazionali nella regione che ha caratterizzato l’ultimo decennio.
Ci si aspettava una cattiva notizia concernente la Merck Serono, annota la Basler Zeitung. «Nessuno aveva però previsto una chiusura».
«Mai nella storia del cantone, anche durante gli anni più cupi del declino industriale – aggiunge l’editorialista della Tribune de Genève – la regione aveva subito un taglio così brutale e massiccio».
Per il giornale ginevrino, è difficile accettare che un’azienda che ha registrato 745 milioni di utili «liquidi più di mille collaboratori senza avvertire e senza stati d’animo».
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