3 milioni di esami l’anno, ma loro si difendono: gli sprechi sono altrove e sono gli specialisti che esagerano. Il nuovo Patto della salute prevede che se i medici di base prescrivono farmaci o esami considerati “inutili” o “inappropriati” per una certa patologia, devono essere sanzionati dalle Asl di riferimento: Le Asl, insomma, devono tagliare i compensi che riconoscono loro sui mutuati.
di Ilaria Bonuccelli – 30 luglio 2015 – IL TIRRENO LIVORNO
GLI ECCESSI
Nulla da obiettare, dunque, sul provvedimento. Giusti i tetti alle prestazioni, alla radiologia “pesante” perché gli eccessi ci sono, ammette anche il presidente regionale dell’ordine dei medici della Toscana, Antonio Panti. Ma prima di tutto, prima «di mettere le mani nel portafoglio ai medici», di sanzionarli per aver prescritto esami considerati inutili, «sarebbe il caso di guardare anche ad altri sprechi. O comunque ad altre spese discutibili Come i milioni per i farmaci per i pazienti oncologici terminali. Allunghiamo la loro vita di una settimana, magari di un mese, ma li curiamo con farmaci che non sono risolutivi. E così – accusa Bianchi – alimentiamo un business vergognoso». A discapito del resto della sanità. Bianchi non è solo un medico da oltre 40 anni. È stato anche un politico per undici: presidente del consiglio comunale, quando a Livorno, ancora comandava il Pd. Lo stesso partito che oggi sponsorizza il “patto della Sanità” che impone 2,3 miliardi di tagli alle Regioni, 140-150 milioni alla Toscana. Non è solo a pensarla in questo modo.
FARMACI DA 80MILA EURO
Anche Panti nutre perplessità sulla spesa oncologica in Toscana nel momento in cui i medici di famiglia sono nel mirino della politica per gli sprechi. Il nuovo Patto della salute, infatti, prevede che se i medici di base prescrivono farmaci o esami considerati “inutili” o “inappropriati” per una certa patologia, devono essere sanzionati dalle Asl di riferimento: Le Asl, insomma, devono tagliare i compensi che riconoscono loro sui mutuati.
In Toscana, nel 2014 la spesa farmaceutica è stata di 1 miliardo e 188milioni (al netto dei vaccini e dei plasma derivati da Centro regionale). Circa la metà di questa spesa è riconducibile a farmaci ospedalieri «e centinaia di milioni vengono impiegati per la cura di pazienti oncologici. Ora, per fortuna, il numero di pazienti oncologici curabili. C’è, però, ancora una percentuale di tumori poco aggredibile. Questi tumori – spiega Panti – ugualmente sono trattati con farmaci di ultima generazione che allungano la vita di qualche mese, ma niente di più. E costano 20-30mila euro. Ci sono farmaci per il trattamento di alcune forme di leucemia che costano anche 80mila euro».
COSTI BASSI COI GENERICI
Sono questi, quindi, che pesano sulla spesa «farmaceutica – ribadisce Panti – più che i 750mila pazienti con problemi di colesterolo che esistono in Toscana». Certo i pazienti sono tanti, ma possono essere curati con poco: le statine da prescrivere per tenere la patologia sotto controllo «hanno un prezzo basso. A patto di prescrivere i “generici”, quelli con il brevetto scaduto. Molti di noi – assicura Panti – lo fanno. Altri non seguono queste indicazioni e lì la differenza si nota: ci sono ci sono farmaci brevettati che costano dieci volte tanto dei generici». In media, male che vada, il farmaco fotocopia costa 5 volte meno dell’originale.
SPECIALISTI SOTTO ACCUSA
ESAMI CONTRO DENUNCE
Lo stesso vale anche per i medici del pronto soccorso «che, rispetto agli altri, sono quelli più toccati dalla “medicina difensiva”: prescrivono esami, visite, mandano i pazienti dagli specialisti per evitare le cause», ammette Boscherini.
Una delle cause dell’aumento della spesa sanitaria, infatti – accusa Panti – è proprio questa: la crescita del contenzioso. «Il parlamento – dice – legifera, ma non considera che i pazienti vanno dritti dal magistrato. Quando questo accade il medico è costretto ad andare da un avvocato. E un avvocato costa sempre più del migliore dei medici. Il magistrato, infatti, in prima battuta, non si ferma a valutare l’appropriatezza della valutazione del medico. Se un paziente si lamenta della prestazione sanitaria, lo iscrive nel registro degli indagati e lo costringe a difendersi».
BASTA ESENZIONI AI RICCHI
Una questione di sicuro delicata. Che per Panti deve essere affrontata insieme a quella della libertà di scelta e valutazione del professionista: «Intanto non è giusto che la responsabilità dell’eccesso di domanda sia scaricata solo sui medici, viste le pressioni che subiamo da cittadini, da associazioni di pazienti, dai magistrati. Inoltre, è giusto che l’operato dei professionisti sia valutata da una commissione su base regionale della quale facciano parte anche medici che valutino anche possibili eccezioni alle linee guida, che tengano conto di casi speciali, distinguendo fra iper-prescrittore e medico che tiene conto anche del contesto sociale, dell’età del paziente e di vari fattori al momento di prescrivere un esame». Anche se – conclude Bianchi – prima di fissare tetti e intervenire sulle prestazioni, la Regione potrebbe operare in un’altra direzione. «Potrebbe incidere sui pazienti più abbienti. Non è giusto, a mio avviso – conclude – garantire esenzioni ed esami gratis per patologie a chi ha redditi alti. Un conto è curare gratis un diabetico o un paziente oncologico un pensionato sociale un conto è non far pagare un paziente con un reddito magari di 100mila euro l’anno».