Offensiva di Corte conti contro le prescrizioni facili
PARAMETRI DECISIVI La Guardia di finanza attivata dalla Regione contesta lo scostamento dalla media di uscite dell’Azienda sanitaria
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Spesa sanitaria sotto osservazione. Con i medici nel mirino, le "ricette" come capo d’imputazione e il «teorema Minerva» ad affilare le armi dei controlli. Dalla Lombardia alla Calabria, si moltiplicano i casi di medici indagati dalle Procure regionali della Corte dei conti come iperprescrittori: sarebbero, cioè, sotto osservazione per avere la ricetta "troppo facile" e, soprattutto, troppo costosa. La Lombardia sembra essere, per ora, l’epicentro delle indagini della Guardia di finanza (564 i medici sospettati a fronte di un totale di circa 7.000, tanto per dare un’idea dell’ampiezza delle contestazioni), con 220 raccomandate spedite in tutta fretta nel 2007 ad altrettanti sanitari per bloccare i termini di prescrizione dell’azione di risarcimento erariale per condotte risalenti al 2002. Ora tutti i medici messi alla sbarra si trovano a dovere rimediare pezze giustificative per farmaci prescritti anche alcuni fa.
Di certo c’è che il danno che potrebbe essersi verificato per le casse dello Stato è ingente e la Procura, in base alle richieste, lo ha quantificato in 25 milioni di euro. Senza, per ora, nessuna ricaduta sul piano penale: siamo, quindi, lontani dalle ipotesi di reati come la truffa ai danni dello Stato.
Anche in Campania e Calabria i procedimenti aperti sono molti e dalle locali Corti dei conti si segnala una piccola emergenza. Ma le condanne sono poche, mentre più frequenti sono le transazioni, spesso chiuse per cifre di gran lunga inferiori rispetto a quelle richieste inizialmente (anche qui un caso lombardo: un medico si è accordato per versare 14.000 euro a fronte di una contestazione iniziale di 124.000), a conferma del fatto che la discrezionalità nella prescrizione dei farmaci non è principio tanto facile da intaccare. Tanto è vero che, di recente, proprio in Calabria il caso di 24 medici accusati di avere prescritto farmaci con troppa leggerezza è stato archiviato perchè le prove sono state ritenute insufficienti a fondare l’accusa in dibattimento.
A essere condannati dalla Corte dei conti dell’Umbria, su richiesta del procuratore Massimiliano Minerva, erano stati invece nel 2004 due medici (per circa 1 milione e 200mila euro complessivi), nei confronti dei quali era stata affermata la responsabilità per danno erariale provocato dall’avere prescritto in misura eccessiva farmaci posti a carico del Servizio sanitario nazionale. Una sentenza a suo modo pilota, che da allora ha fatto scuola aprendo una nuova stagione per le verifiche negli studi da parte delle Asl.
La pronuncia, infatti, fonda la sanzione sulla rilevanza dello scostamento delle ricette firmate dai due dottori umbri, quasi il doppio, rispetto alla media degli assistiti dalla locale Azienda sanitaria. Il sistema informativo predisposto dalla Asl era in grado di ricostruire il percorso completo di ogni prescrizione da parte dei medici di base convenzionati, a partire dalla consegna del ricettario alla compilazione di ogni singola prescrizione al suo inoltro da parte della farmacia presso la quale viene acquistato il farmaco, alla stessa Azienda sanitaria per il rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale.
Un sistema, però, non molto diverso da quello previsto in altre Asl e in altre Regioni. Dove ciascun medico di base riceve periodicamente un report (qui a lato un esempio di modello ricevuto da un sanitario lombardo) con il quale viene informato della propria attività e, voce per voce, degli eventuali scostamenti rispetto alla media dell’Azienda sanitaria.
Una prassi che dovrebbe evitare brutte sorprese ai camici bianchi, ma che non li convince per nulla. M