Covato, preordinato, meditato. L’omicidio di Lucia Manca potrebbe essere – se non proprio premeditato – quantomeno “pensato” a lungo. «Odio mia moglie», ha confessato l’informatore farmaceutico a una sua collega trevigiana, confidandole la crisi coniugale che aveva stravolto le loro vite. Una testimonianza finita agli atti, e che potrebbe pesare come un macigno sulla strada processuale del presunto omicida. E poi ci sono le pressioni, quelle fatte da Dekleva sulla collega quando ha saputo che lei sarebbe stata chiamata a testimoniare: il marito di Lucia ha tentato di “pilotare” la deposizione della collega per rafforzare i suoi alibi e i suoi castelli di menzogne.
«Dekleva mi disse: nei confronti di mia moglie covo solo odio – confida l’informatrice farmaceutica trevigiana – Sembrava lo sfogo di un uomo in crisi matrimoniale con la moglie, nulla di più. Mi stava raccontando della sua situazione con la moglie». Nell’ordinanza che ha mandato Renzo in carcere si fa riferimento al fatto che Lucia aveva scoperto la relazione extraconiugale del marito, e che per rabbiosa gelosia mise a soqquadro la casa. «Conosco Renzo Dekleva da circa tre anni – dice ancora da donna – lo conosco per motivi lavorativi. Renzo Dekleva lo definisco un collega, lavora per un’azienda farmaceutica, io lavoro per un un’altra azienda. Ci siamo conosciuti frequentando gli studi medici della Marca». Dekleva è sempre stato definito persona distinta, ma la donna puntualizza: «All’apparenza sì, però… Ci sono sempre stati molti però. A molte persone non piaceva. Tutte cose molto soggettive, ognuno ovviamente ha un rapporto personale». La donna, poi, entra nel merito delle pressioni fatte da Renzo: lui voleva “pilotare” la sua testimonianza, farle dire cose false per cementare le sue menzogne. «Lui aveva fornito ai carabinieri il mio nominativo – dice la collega di Renzo – e ovviamente non era stupito del fatto che i carabinieri mi avessero convocato. Però mi ha detto: prima che tu vada dai carabinieri è meglio che ci vediamo, e si è precipitato a casa mia. Erano le 7 di sera dell’8 settembre. Ha cercato di farmi dire alcune cose agli inquirenti. Ma io ho alzato subito un muro». Quali cose? «Soprattutto di dire che non conoscevo la moglie, che non sapevo nulla di lei. Anche se in realtà conoscevo diverse cose, oltre a conoscerla personalmente. Lucia e Renzo sono stati anche a cena a casa mia. E ricordo che lei si fermò molto a giocare con i miei bambini».
05 febbraio 2012
Lucia spostò i soldi sul proprio conto
Il 30 giugno, pochi giorni prima della morte, trasferì 18 mila euro da fondi comuni. «So io come fare», disse al fratello.
«Può uccidere ancora». Renzo Dekleva deve restare in carcere non solo perché potrebbe inq