Il dottor Giuseppe Donato fa luce sul complesso tema correlato alle prescrizioni.
Quando si prescrive un farmaco sul ricettario, ormai non più “rosso” per tanti di essi, ma bianco perché la ricetta è dematerializzata, si decide di rispettare una serie di regole.
La principale, quella che ne stabilisce l’uso a carico della collettività, cioè la sua “gratuità”, è chiaramente evidente ad ognuno di noi, basta leggere il cosiddetto bugiardino, meglio noto come “scheda tecnica”, alla voce “INDICAZIONI”.
Un organismo regolatorio nazionale, chiamato AIFA, stabilisce, anche in base a quanto fatto da altri organismi internazionali, in particolare uno europeo, chiamato EMEA, la immissione in commercio di un farmaco, il suo dosaggio, il suo costo, ma, soprattutto, il suo scopo, cioè per quali malattie può essere usato con relativa sicurezza. Sicurezza mai assoluta, ma sempre basata su un confronto tra possibili rischi e possibili benefici ricavati da anni di ricerca scientifica e sperimentazioni sul campo. Per questo motivo i bugiardini non sono perennemente uguali, ma soggetti a continui aggiornamenti e revisioni, dovuti alla continua osservazione di quanto accade con quel determinato prodotto nella popolazione che lo sta usando.
Sempre per questo motivo certi farmaci vengono ritirati dal commercio dopo un po’ di anni, a volte perché vecchi, cioè non più così efficaci a fronte di altri più innovativi, ma, spesso, perché la sicurezza d’uso non è più così certa avendone avuto maggiore contezza dall’uso in popolazioni più ampie.
A questi elementi il nostro Paese da molti anni ha sentito il bisogno di aggiungere ulteriori forme regolatorie per alcuni farmaci a maggior rischio, sia di spesa generale che di rapporto beneficio/rischio clinico. Sono nate le cosiddette NOTE, parola che penso molti lettori hanno sentito pronunciare dal proprio medico di famiglia.
Tali “note” delimitano ulteriormente i casi di utilizzo/prescrizione a carico della collettività, cioè su ricettario pubblico, di molti farmaci, imponendo a chi li prescrive la conoscenza di una infinità di lavori scientifici, aggiornamenti culturali, segnalazioni di enti preposti a valutare nel tempo il medicinale.
Spero che a questo punto si comprenda come non rispettare tutti questi percorsi che sottendono all’atto prescrittivo, da parte di chi è rivestito di un ruolo pubblico quale il proprio medico di famiglia, comporti vari tipi di reato, penali, ma, soprattutto, la contraddizione di conoscenze che non possono essere ignorate, considerato che è stato affidato a lui, non a tutti, l’uso da parte della collettività di un vero e proprio libretto di assegni quale può essere considerato il ricettario regionale.
Ricettario che è personale, contrassegnato in ogni pagina da codici numerici riconducibili a chi lo sta usando. Dico ciò perché non da ultimo va considerato il fatto del “controllo” amministrativo al quale ogni prescrizione è sottoposta, controllo effettuato ormai meticolosamente grazie all’uso dell’informatica.
Commissioni presenti in ogni distretto sanitario, attraverso sistemi informatici regionali e di asl, rilevano quotidianamente tutte le prescrizioni dei medici di famiglia.
Qualcuno, allora, potrebbe obiettare, ma la mia iniziale prescrizione su foglio bianco è stata fatta anch’essa da un medico comunque abilitato e consultato in un momento clinico di valutazione del bisogno, perché quindi non devo poter avere una trascrizione che mi porta a non pagare per intero quanto prescrittomi?
Bisogna considerare che purtroppo, spesso, la prescrizione tiene conto di ricerche che ormai in medicina sono incessanti, di pubblicazioni scientifiche ormai quotidianamente innumerevoli, sono tantissimi gli articoli di riviste mediche pubblicati ogni anno , alcuni importanti, altri molto meno.
E’ quindi facile comprendere come l’atto prescrittivo possa essere condizionato da scelte sì innovative, sì riferite a indicazioni variamente mutuate da ricerche anche importanti, ma non sempre in linea con i dettami che impongono l’uso del prodotto a carico della collettività, cioè su ricettario pubblico.
Dettami che spero di aver stimolato almeno in parte a considerare come stringenti e, mia opinione, non vessatori laddove improntati a principi di sicurezza ed efficacia, che garantiscono la sopravvivenza del sistema sanitario nazionale nella sua indispensabile funzione di garanzia di universalità ed equità di accesso alle cure/prestazioni.
A cura del dottor Giuseppe Donato
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