Svizzera. Farmaci, se finiscono di colpo è difficile reagire

Dalla Svizzera agli Stati Uniti passando per l’Unione europea, aumenta il fenomeno delle medicine irreperibili sul mercatoIncidenti nei siti di produzione, aziende che si rendono conto che con un farmaco non guadagnano abbastanza e lo ritirano dal mercato. Sono diversi i motivi che possono causare interruzioni nell’approvvigionamento delle medicine

CORRIERE DEL TICINO – 09/06/2016

LUGANO – «Qualche mese fa, quando ho portato mio figlio a fare i vaccini contro l’allergia, per poco non sono andato su tutte le furie. “Il farmaco è finito, non lo producono più”, mi ha detto desolata la dottoressa. “Abbiamo scorte per altri tre mesi, la cura dovrebbe finire fra sei mesi”. L’alternativa era ripartire con un nuovo farmaco ricominciando da capo la cura – il che avrebbe annullato due anni e mezzo di trattamento – oppure cercare di diluire la quantità rimasta su sei mesi, pur sapendo che la cura non sarebbe stata completata. Abbiamo optato per la seconda possibilità». A parlare è il padre di un ragazzino di dieci anni del Mendrisiotto. Il suo non è affatto un caso unico in Ticino. A volte, infatti, alcuni farmaci spariscono dal mercato, molto spesso senza preavviso. Tra le cause i problemi nella distribuzione, come nel caso sopracitato che ha coinvolto la ditta francese Stallergenes (vedi articolo a destra) e che ha avuto ripercussioni anche in Ticino, dove centinaia di pazienti si sono trovati all’improvviso senza il medicamento usato per la terapia di desensibilizzazione per l’allergia ai pollini. Spesso, però, i medicamenti diventano irreperibili a causa di logiche economiche che, nel settore farmaceutico come in tanti altri, antepongono il profitto agli interessi del consumatore. Quale che sia il motivo, a subirne le conseguenze sono sempre i pazienti: non solo in Svizzera ma in tutto il mondo, visto che i problemi nell’approvvigionamento dei medicinali riguardano molti Paesi e non si è ancora riusciti a mettere in atto misure completamente efficaci.

Incidenti nei siti di produzione, aziende che si rendono conto che con un farmaco non guadagnano abbastanza e lo ritirano dal mercato. Sono diversi i motivi che possono causare interruzioni nell’approvvigionamento delle medicine, un fenomeno con il quale farmacisti e ospedali negli ultimi anni devono confrontarsi sempre più spesso. In Svizzera, dove nonostante vi siano colossi come Roche e Novartis molti farmaci sono importati o comunque prodotti all’estero, sono state messe in atto diverse misure correttive proprio per reagire all’improvvisa irreperibilità medicinali. Dal 1983, ad esempio, un’ordinanza impone la costituzione di scorte di vari farmaci. Di alcuni medicamenti, come antibiotici, analgesici potenti e inibitori della neuramidasi, esistono anche le cosiddette «scorte di guerra», che garantiscono l’approvvigionamento per mesi. Tuttavia, solo nel passato più recente, vi sono stati parecchi casi emblematici. Nel 2012 un esaurimento degli stock di medicinali per il trattamento contro il cancro ha costretto diversi pazienti a modificare le proprie terapie. All’epoca il capo del servizio di farmacia del Centro Ospedaliero Cantonale vodese confermò alla RTS un trend che, come detto, sta prendendo piede già da diversi anni: «queste carenze di medicinali, prima molto rare, stanno diventando sempre più frequenti». Nella penuria di farmaci anticancro del 2012 ad essere maggiormente toccati furono i grandi ospedali visto che è proprio lì che si concentra questo tipo di medicamenti. Dopo questo episodio, della quale la stampa svizzera ha parlato molto, il Consiglio federale ha deciso di intervenire e l’anno scorso ha istituito una piattaforma di informazione e coordinazione. Dal primo ottobre 2015 le aziende farmaceutiche sono obbligate ad avvertire quando un medicamento «vitale e critico» non è disponibile in certe quantità per più di 14 giorni.

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