Il progetto del Consiglio federale per fissare il prezzo dei farmaci non piace all’industria farmaceutica, la quale invece paventa un aumento dei prezzi. I dipendenti chiedono aumento dei salari
L’industria farmaceutica è decisamente opposta al progetto del Consiglio federale di un nuovo sistema per fissare i prezzi dei medicinali, sottoposto ad indagine conoscitiva fino ad oggi. I produttori di farmaci rinfacciano al Dipartimento federale dell’interno (DFI) di essersi concentrato solo sull’abbattimento dei prezzi e di non aver mantenuto le promesse avanzate nel 2013 nei confronti delle loro rivendicazioni. Essi minacciano altri ricorsi contro la nuova regolamentazione. Gli assicuratori paventano invece esattamente l’opposto: un incremento dei prezzi.
L’Associazione delle aziende farmaceutiche in Svizzera (vips) e l’Associazione delle industrie farmaceutiche svizzere che praticano la ricerca (Interpharma) definiscono il progetto di revisione “inappropriato” e “dannoso sia dal punto di vista economico che sociale”. A loro parere la proposta governativa “mira, una volta di più, esclusivamente all’abbattimento dei prezzi”.
Il Consiglio federale circa due anni fa ha modificato il sistema di definizione dei prezzi dei farmaci: per determinare quelli dei preparati originali rimborsati dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) si fa riferimento ai costi all’estero, mentre prima venivano comparati anche con prodotti equivalenti (confronto terapeutico trasversale). Il cambiamento era stato criticato dalle industrie attive nel settore.
Per andare incontro all’industria farmaceutica ora sono proposti degli adeguamenti. Per quel che riguarda il confronto con l’estero, la Confederazione prevede di ampliare il paniere dei Paesi considerati, aggiungendo Belgio, Finlandia e Svezia ai prezzi praticati in Danimarca, Germania, Olanda, Gran Bretagna, Francia e Austria. Per elaborare il nuovo sistema il capo del DFI, Alain Berset, ha organizzato tre tornate di incontri con le associazioni dell’industria farmaceutica, gli assicuratori, le organizzazioni dei consumatori e il Sorvegliante dei prezzi. Il progetto governativo dovrebbe entrare in vigore nel 2015.
Ora le industrie farmaceutiche affermano che, rispetto a quanto promesso nel 2013, non è stato dato maggior peso al confronto terapeutico trasversale nell’ambito del controllo triennale dei prezzi.
Sara Käch, portavoce di Interpharma, ha detto all’ats che il paragone con prodotti terapeutici equivalenti è tenuto in considerazione “solo quando si può fare ulteriore pressione sui prezzi”. Interpharma chiede quindi che il confronto terapeutico trasversale abbia lo stesso peso che il paragone con i prezzi all’estero. “La nuova normativa è ancora peggiore di quella contro la quale le aziende farmaceutiche già in passato hanno fatto ricorso. E ne seguiranno altri se i punti principali non verranno modificati”, ha aggiunto la Käch.
Ampliare il confronto con l’estero aggiungendo Belgio, Finlandia e Svezia contribuirà solo ad abbassare ulteriormente il livello dei prezzi in Svizzera, afferma una nota congiunta di vips ed Intergenerika (l’Associazione per la promozione di farmaci generici a basso costo). Secondo Interpharma l’introduzione del nuovo paniere comporterà una riduzione dei prezzi di 140-150 milioni di franchi sull’arco di tre anni.
Per paragone: la sola Novartis ha realizzato un utile netto di 8,35 miliardi di franchi nel 2013 e di 5 miliardi nel primo semestre di quest’anno.
Di tutt’altro punto di vista l’associazione degli assicuratori malattia santésuisse, secondo la quale prendendo in considerazione anche Belgio, Finlandia e Svezia, paesi “tendenzialmente più cari” della Svizzera, i costi dei medicinali dovrebbero invece aumentare. Santésuisse e Curafutura (CSS, Helsana, KPT/CPT e sanitas) chiedono al governo di tenere conto per il paragone dei prezzi anche di importanti partner commerciali e mete turistiche della Svizzera: ad esempio Italia e Spagna.
Le assicurazioni malattia rivendicano inoltre che i prezzi dei farmaci siano rivisti ogni anno e non solo ogni tre. Un medicinale deve infatti soddisfare determinati criteri economici in ogni momento.
La richiesta è sostenuta anche dal Sorvegliante dei prezzi, Stefan Meierhans.
Impiegati Svizzeri per aumento salari industria MEM e farmaceutica
29 LUGLIO 2014 – SWI SwissInfo.ch
La produttività cresce e la congiuntura va a gonfie vele: è quindi giusto che anche i salariati ne approfittino. Ne è convinta l’organizzazione Impiegati Svizzeri, che auspica per l’anno prossimo un aumento degli stipendi pari al 2,3% nell’industria farmaceutica e dell’1,7% in quella meccanica, elettrotecnica e metallurgica (MEM).
“Oggi non vi è assolutamente nulla che si opponga a un adeguato aumento dei salari dei dipendenti”, afferma il direttore di Impiegati Svizzeri Stefan Studer, citato in un comunicato.
La federazione – che nei due comparti in questione riunisce una settantina di associazioni dei lavoratori in rappresentanza di 20’000 membri – sottolinea come l’istituto di ricerche economiche Bakbasel preveda nel settore farmaceutico tassi di crescita del 3,2% quest’anno e del 3,6% nel 2015, mentre nel segmento MEM l’espansione attesa è rispettivamente dell’1,6% e del 2,6%.
Anche la produttività continua a crescere, argomenta Impiegati Svizzeri, e vi è tuttora una carenza di personale specializzato: questa situazione non è destinata a cambiare presto, alla luce dell’approvazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa. Nel frattempo la pressione legata alla forza del franco è chiaramente diminuita. E per finire i ritocchi in busta paga degli ultimi anni sono stati modesti: aumenti reali si sono verificati solo grazie all’inflazione negativa.
Impiegati Svizzeri osserva come la crescita stia peraltro coinvolgendo anche altri rami economici, come le assicurazioni, l’informatica e le banche: anche in questi settori gli stipendi dovrebbero salire.
Alla luce delle prospettive favorevoli vengono inoltre chiesti aumenti generalizzati. Particolare attenzione va prestata alle retribuzioni delle donne: secondo l’organizzazione è riprovevole che nel 21esimo secolo le lavoratrici continuino a guadagnare meno dei loro colleghi maschi.
Un argomento caldo rimane anche la libera circolazione. Per Impiegati Svizzeri è fuori di dubbio che l’immigrazione ha frenato l’evoluzione dei medi salari. Quale contromisura Studer chiede quindi più trasparenza sulle remunerazioni.