Analisi su 4 periodi compresi fra il 1991 e il 2009. L’indagine ha riguardato in tutto 466 nuove sostanze. E’ stato inoltre evidenziato che il costo totale dello sviluppo dei farmaci ‘divora’ una porzione sempre maggiore dei ricavi complessivi
Barbara Di Chiara – 6 febbraio 2015 – PharmaKronos
L’età d’oro dei profitti è finita per le aziende farmaceutiche. A decretarlo è uno studio condotto dall’Ims Institute for Health Informatics e dal celebre Massachusetts Institute of Technology (Mit), che fornisce un contributo importante alla discussione sui medicinali innovativi.
Nel lavoro, pubblicato sulla rivista ‘Health Affairs’, gli autori mettono a confronto quattro periodi fra il 1991 e il 2009 includendo sia piccole molecole che farmaci biologici. L’indagine ha riguardato in tutto 466 nuove sostanze.
Anche se i dati aggregati sembrerebbero indicare una forte performance economica, i ricercatori hanno rilevato che tre quarti delle sostanze approvate hanno fatto ‘guadagnare’ meno di 4,5 miliardi di dollari durante il periodo di copertura brevettuale, mentre la metà ha incassato meno di 1,5 miliardi di dollari. Prendendo in considerazione le spese necessarie per sviluppare e lanciare questi farmaci, pari in alcuni casi anche a 2 miliardi di dollari, i risultati appaiono meno forti di quanto ci si aspetterebbe.
Gli studiosi hanno notato che è possibile anticipare la traiettoria di vendite di un farmaco basandosi sulla sua performance nei primi 6 mesi di presenza sul mercato. Ed è stato rilevato che, anche se le prime indicazioni mostravano che le vendite dei biologici avrebbero superato quelle delle piccole molecole, il vantaggio si è ridotto: i biofarmaci hanno raggiunto un picco di 7,7 miliardi di dollari tra il 1995 e il 1998 per poi scendere a 2,9 miliardi tra il 2005 e il 2009.
E’ stato inoltre evidenziato che il costo totale dello sviluppo dei farmaci ‘divora’ una porzione sempre maggiore dei ricavi complessivi, per cui aumenta la preoccupazione che diminuiscano i fondi investiti in innovazione. Secondo gli esperti, gli sforzi della Fda americana per accelerare l’approvazione dei nuovi prodotti potrebbero non bastare.